Verso Roma-Atalanta: quei nodi in gol
Di Lorenzo Latini – Obiettivi opposti a distanza di ventidue anni, eppure la stessa, immensa gioia, quando il numero nove butta il pallone dentro la porta sotto la Curva Sud. Nel 1979 è la fine dell’incubo, nel 2001 è il sogno che si sta trasformando (finalmente!) in realtà. Di fronte c’è sempre l’Atalanta e in entrambi i casi si gioca a maggio, con la stagione ormai agli sgoccioli e il campionato pronto a emettere i suoi verdetti.
Il sospiro di sollievo
Sandro Bonvissuto, nello splendido libro “La gioia fa parecchio rumore”, definirà il 6 maggio 1979 il «rodaggio der còre». E quel «còre» è inteso come simbolo del sentimento che ci lega all’amore, ma anche come l’organo che più di ogni altro è messo a dura prova da palpitazioni e tachicardie tipicamente romaniste. Quel giorno è un esempio lampante di tutto ciò: dell’emozione e dell’ansia, della dolorosa incredulità e, infine, della gioiosa e sfrenata liberazione. La Roma naviga in cattive acque quando, alla terzultima di campionato, ospita l’Atalanta allo Stadio Olimpico in un autentico spareggio-salvezza. Sugli spalti, circa sessantacinquemila tifosi spingono Di Bartolomei e compagni. Un autogol di Vavassori ci porta subito in vantaggio, ma prima dell’intervallo Bertuzzo e Prandelli capovolgono il risultato a favore dei nerazzurri. Sugli spalti serpeggia il terrore, lo spettro di una retrocessione aleggia su tutta Roma, è quasi percepibile al tatto, al sapore, all’odore.
Ma al 17′ del secondo tempo c’è il guizzo del Bomber Pruzzo a scacciare l’atmosfera plumbea e grigia: in qualche modo riesce a coordinarsi all’interno dell’area e a fulminare con una bordata sotto la traversa il portiere avversario Bodini. È la liberazione: l’Olimpico libera tutta l’adrenalina e la paura accumulate fino a quel momento, e la corsa pazza e bella di Pruzzo sotto la Curva Sud ha il sapore di un trionfo. Finisce 2-2, e quel pari vale oro, perché è anche da quel risultato che si gettano le fondamenta della Roma immensa degli anni immediatamente successivi.
L’Aeroplanino
Ventidue anni e sei giorni dopo, la Roma di Capello ritrova l’Atalanta all’Olimpico: i giallorossi sono reduci dai due pareggi contro Lazio e Juve, ma la gara contro la squadra allenata da Vavassori (ancora lui…) non riesce a sbloccarsi. I bergamaschi difendono bene, Totti e compagni non trovano spazi. Capello decide di riprovare la mossa della settimana prima: fuori Totti, dentro Nakata. Proprio il giapponese calcia dalla sinistra un corner teso, su cui si avventa Montella. È il tap-in del Sogno, il mancino del Destino. L’Aeroplanino decolla sotto la Sud. Destinazione: il terzo Scudetto.