È tornato Mourinho, in campo e fuori
Di Gabriele Chiocchio – Chi dallo scorso 4 maggio voleva, sognava, bramava una vittoria á la Mourinho è stato certamente accontentato. Il 2-1 con cui la Roma torna a casa da Trebisonda è frutto di una gara che si può riassumere in un paio di interrogativi: quante volte una squadra prenderà sette volte lo specchio della porta segnando solo un gol e ne concederà due su altrettanti tiri avversari? Per rispondere, se non altro per accumulare un campione statistico decente, ci vorrà tempo, lo stesso che servirà a Mourinho e alla Roma per registrare tutto quello che di buono non è andato e che viene mascherato dal punteggio.
Si può pensare alla qualità di Mkhitaryan che, pronti-via, sfodera il suo marchio di fabbrica e mette a referto il primo assist della stagione, a Pellegrini decisivo sotto porta come a volte non lo è stato in passato e a uno Shomurodov già in serie positiva. Si deve anche pensare, però, a quell’enorme spazio lasciato tra le linee nei primi minuti della partita, a quei minuti di totale disorientamento (e qui i giochi di parole con la città che ha ospitato la gara si sprecherebbero) dopo il gol dell’1-1, a quegli errori individuali in serie che sono stati croce della scorsa stagione e ai cambi difensivi (si è chiuso con 6 difensori) e atti a spezzettare il gioco avversario (vedi Reynolds entrato nel recupero) di cui ha bisogno, evidentemente, chi sa di essere in difficoltà per portare la barca in porto col vessillo.
Poi c’è il dopo, con parole che, come minimo, lasciano pensare: “Manca qualcosa e spero che possa arrivare l’estate prossima per poi pensare alla seconda stagione in modo diverso”. È normale, dopo la prima gara ufficiale della stagione parlare già di quello che deve accadere tra un anno? Sono dichiarazioni che farebbero scopa con una Roma più proiettata al futuro che al presente come quella degli ultimi anni, spesso costruenda e poche volte costruita sul piano del gioco, ma la sensazione è che questi, invece, siano pensieri da puro Mourinho, interessato ad accumulare più risorse umane possibile per farle rendere a suo modo.
Difficile non essere quantomeno sorpresi dalle tempistiche di tutto ciò, specie dopo un mercato da oltre 80 milioni spesi, ulteriormente migliorabile nei giorni che rimangono; giorni nei quali si dovrà migliorare, però, anche ciò che, fisiologicamente o meno, ancora non va bene. La prossima sessione estiva dista almeno quaranta partite (si spera, quarantasei) in calendario, e non sempre si riuscirà a uscirne indenni con sette tiri nello specchio a due.