La domanda che si nasconde dietro gli alibi, le accuse e le colpe
Di Luca d’Alessandro– Anno nuovo, vita vecchia. La Roma che ha iniziato l’anno solare è ripartita con i soliti problemi legati ai risultati che non arrivano. La bella vittoria contro l’Atalanta sembra lontana anni luce e da quella gara è stato raccolto appena 1 punto su 9 a disposizione da Mourinho and Co. Senza ritornare troppo sulle dinamiche di gioco di Roma-Juventus, il punto sul malumore che circonda la squadra e su un momento che si protrae da qualche stagione a questa parte, lo ha centrato capitan Pellegrini: “Ci siamo un po’ stancati di dire che siamo in un processo di miglioramento, speriamo che succeda nel minor tempo possibile”. È questa la domanda, viste le cifre che girano nel calcio, da ben più di un milione di dollari, come si suol dire. La Roma viene da troppi anni zero consecutivi, frutto di più direzioni tecniche ravvicinate a cui giocoforza si è dovuto dare l’attenuante di tempo e situazioni legati al bilancio.
Un concetto, quello del tempo necessario per riportare la squadra in alto, subito sposato da Mourinho, con la speranza di accelerare questo processo. Il campo però, anche questa stagione, sta certificando una squadra in lotta per un posto in Europa League/Conference League e questa non può di certo essere una “comfort zone” come l’ha definita il tecnico. Il mister continua nel suo modo di pungolare i suoi giocatori a ogni sconfitta (sono 9 su 21 partite di Serie A). Da capire a questo punto quanto sia una sua tattica, quato sia un voler prendere le distanze, come a dire io sono lo special one, se perdo non è di certo colpa mia. Basta ritornare al suo discorso sulla mancanza di personalità, dove sono i calciatori che secondo il tecnico devono andare verso la sua direzione e non il contrario. Scenario che apre qualche dubbio sull’apporto di Mou, perché il suo punto di forza è sempre stato quello di lavorare molto bene sui calciatori a livello psicologico, piuttosto che essere un vate del bel calcio. La Roma sul 3-1, contro la Juventus, ha iniziato a perdere immediatamente tempo fin dai rinvii dal fondo, un po’ come fanno le squadre di bassa classifica che vengono all’Olimpico e si ritrovano in vantaggio quasi inaspettatamente. Segno di una squadra che è come se avesse avuto paura di vincere e qui, in qualche modo, un allenatore di personalità e di esperienza sarebbe dovuto intervenire. Ovviamente la colpa non è mai del singolo visto che la squadra è composta dai titolari, dall’allenatore e da chi va in panchina, anche se è un ragazzino o uno più scarso di un titolare del Bodø/Glimt.
Gli alibi di qualcuno sono le colpe di altri e così ecco che ci si ritrova a parlare di squadra in costruzione dopo una partita persa essendo andati in vantaggio 1-0 e 3-1 con ben 6 giocatori che sono titolari almeno da 3 stagioni, segno che magari non sia tanto una questione di tempo, quanto, il problema, visti i risultati recenti, sia stato lo scegliere alcuni giocatori. All’arrivo di Maitland-Niles sussegue quello di Sergio Oliveira, ovvero l’uomo di personalità a centrocampo, richiesto da Mourinho. Un passo avanti verso una Roma più forte. Si spera.