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News - 16/02/2022

Giocatori, società e tifosi tutti uniti: il punto fermo è Mourinho

Uno per tutti, tutti per uno. Dove l’Uno è davvero Speciale e risponde al nome di José Mourinho, catalizzatore di attenzioni come nessun altro. E tutti sono i componenti della Roma: giocatori, staff, società. Stretti intorno a lui. Speculazioni e illazioni montate a rimorchio degli ultimi deludenti risultati fanno parte di un fisiologico circolo vizioso (purtroppo frequente da queste parti), ma trovano il cancello chiuso a Trigoria. Dove certo non può aleggiare soddisfazione, ma non per questo si vuole buttare a mare un ciclo triennale arrivato appena a un quinto del percorso. Mou, scrive Fabrizio Pastore, è stato scelto dai Friedkin con la consapevolezza (reciproca) che necessitasse di tempo. Programma peraltro esposto fin dal giorno della sua presentazione, priva di proclami sontuosi e promesse, quanto improntata all’onestà intellettuale. Sincerità che l’universo romanista ha apprezzato, riempiendo (per quanto possibile con le restrizioni pandemiche) l’Olimpico in tutte le partite e i settori di ogni stadio che ha visto la Roma impegnata. Anche quando i risultati sono stati al di sotto delle aspettative. E schierandosi palesemente al fianco del proprio condottiero, con cori, striscioni e sostegno incessante. Tanto da far utilizzare allo Special One la parola chiave dell’anno – «empatia» – anche per i tifosi, oltre che per il gruppo-squadra. Dopo aver colorato il Mapei di giallorosso, lo stadio si avvia all’ennesimo sold out per la sfida col Verona. Ulteriore sintomo di una corrispondenza d’amorosi sensi non scalfita dalle recenti polemiche.

Queste ultime sembrano appartenere più a certe fette del mondo mediatico e dei social, che non perde occasione per attizzare il braciere dove non avrebbero ragione di esistere nemmeno fiammelle tenui. La chiarezza espositiva di Mou è a prova di bomba e la valutazione tecnica della rosa è stata più volte sbandierata, probabilmente anche per smuovere l’orgoglio dei giocatori, come peraltro già accaduto negli altri club in cui il portoghese ha lavorato. Da qui a creare casi, presunti calciatori offesi e presuntissime bufere nello spogliatoio, ce ne passa. Lo stesso JM fra la rituale conferenza alla vigilia del match al Mapei e l’immediato post-partita di domenica non le ha certo mandate a dire, stanando da par suo le insinuazioni. Ma al contempo distinguendole dal legittimo confronto – anche con toni duri – fra allenatore e squadra al termine di una gara condizionata da un ulteriore approccio deficitario.

La reazione pubblica dei giocatori, da Capitan Pellegrini a Cristante, da Mkhitaryan ad Abraham, non si è fatta attendere, ma è stata di segno totalmente opposto a quanto era stato maliziosamente lasciato intendere da certe pruriginose ricostruzioni della settimana precedente. Tutti si sono schierati al fianco del tecnico, lasciando ancora una volta la sensazione – e forse anche qualcosa in più – di un gruppo fedele alla propria guida e che semmai denota limiti differenti, su cui si può e si deve lavorare, da entrambi i lati.

A dare manforte alle modalità di gestione del gruppo da parte di Mou, si è aggiunto poi il suo ex pupillo Costinha, che con lui ha vinto tutto al Porto. «Non gli interessavano i nomi dei calciatori, solo coloro che avevano la mentalità giusta per arrivare a vincere – ha dichiarato il brasiliano ai microfoni di Retesport – Per tirare fuori il meglio da tutti provava strade diverse, c’è chi deve essere coccolato e chi criticato. Ma non c’era nessuno che gli volesse male, anche chi non giocava». E a qualcuno fra quelli che gioca meno dovrà affidarsi nella partita di sabato prossimo contro il VeronaMancini è assente per squalifica, Ibañez per infortunio: la doppia assenza obbligherà al ricorso a una difesa inedita, col possibile ritorno a 4 e la coppia dei soli due centrali di ruolo disponibili formata da Smalling e Kumbulla; o alla conferma dei tre, ma arretrando uno fra Cristante e Viña. Davanti torna Zaniolo, ma non ci sarà El Shaarawy, per una noia al polpaccio che lo terrà fuori una decina di giorni.

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