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Da Trigoria - 02/03/2022

Ricorso per Mourinho, la Roma ci pensa: più no che sì

Il dubbio. Fare o non fare il ricorso per la seconda giornata di squalifica inflitta a Josè Mourinho, Nuno Santos (preparatore dei portieri) e Tiago Pinto dopo il vivace finale della partita con il Verona all’Olimpico? La Roma non ha ancora deciso. Dovrà comunque assolutamente farlo entro la giornata di oggi, ultimo termine possibile per poi, in caso di sì al ricorso, aspettare venerdì per la discussione e la sentenza che, nel caso, farà capire se il tecnico portoghese sabato pomeriggio sarà o no in panchina nella sfida contro l’Atalanta.

Ma, fino a ieri sera, la società giallorossa, scrive Piero Torri, non aveva preso ancora una decisione. L’avvocato Antonio Conte ha già preparato le carte e la strategia difensiva, ma tutto rimarrà teoria nel caso oggi la Roma decidesse di non dar luogo a procedere. Cosa che con il passare delle ore sembra sempre più probabile. Negli ultimi giorni l’ufficio legale della società ha studiato nel dettaglio le carte che sono arrivate dalla procura federale, esaminando le tre situazioni singolarmente e collettivamente. Potrebbero esserci gli estremi per un ricorso con un minimo di probabilità di risultare vincente (soprattutto per quel che riguarda Tiago Pinto), ma si sta riflettendo sull’opportunità di farlo per ragioni, diciamo così, politiche. Ovvero non andare a esasperare una situazione di rapporti con il mondo arbitrale che non può essere definita del tutto serena (anche perché, è bene ricordarlo, la Roma oggettivamente ha più di un motivo per lamentarsi di come sono andate le cose in questo campionato per quel che riguarda le direzioni arbitrali subite).

Oltretutto c’è da sottolineare come l’eventuale ricorso probabilmente non avrebbe molte possibilità di successo. I fatti accaduti e le parole durante (e dopo) Roma-Verona, il gesto del telefono dello Special One, le parole, «ti hanno mandato apposta, ti ha mandato la Juventus» (dove lavora il fratello dell’arbitro Pairetto), sono stati riportati sia nel referto arbitrale che in quello dei procuratori federali presenti a bordo campo e nel tunnel degli spogliatoi. In più, in quei referti, si è fatto anche riferimento all’atteggiamento «minaccioso» con cui Mourinho entrò in campo dirigendosi, trattenuto da altri componenti della panchina, verso l’arbitro. Una reazione, preceduta qualche minuto prima da un calcio al pallone spedito in tribuna, determinata dai soli quattro minuti di recupero decretati dal direttore gara, un tempo ritenuto non corrispondente rispetto a quello che era accaduto in campo nel corso dei novanta minuti regolamentari (Mourinho, per esempio, durante la partita si era molto innervosito per le perdite di tempo del portiere del Verona che l’arbitro aveva sanzionato quando mancavano poco più di cinque minuti alla fine).

Ci sarebbe poi, volendo, un altro aspetto scaramantico, diciamo così, che potrebbe indurre proprio Mourinho a lasciar perdere il ricorso. Quella di domenica scorsa a Spezia, infatti, è stata la seconda partita senza lo Special One in panchina. Vinta, anche se con tutti noi attaccati all’ossigeno per quel finale da cuori forti. La prima senza Mou a bordo campo, è stata quella in trasferta sul campo del Cagliari, dopo che il portoghese era stato fermato per un turno dopo la sfida all’Olimpico contro il Napoli (fu espulso pure Luciano Spalletti). Pure in Sardegna le cose andarono bene con i giallorossi che riuscirono a vincere la sfida contro la squadra di Mazzarri (2-1). Visti i precedenti, vuoi vedere che non c’è due senza tre? Fosse così, sabato ci sarebbe da capire, dopo il pullman di Spezia, solo dove il portoghese seguirà la partita contro l’Atalanta.

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