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Interviste - 04/03/2022

Bove: “Dopo il gol grande emozione. Con Mourinho devi rimanere sempre sul pezzo”

Due settimane fa Edoardo Bove ha segnato il suo primo gol in Serie A, firmando il definitivo 2-2 in casa in rimonta contro il Verona all’Olimpico. Il centrocampista giallorosso ha rilasciato una lunga intervista a gianlucadimarzio.com raccontando le emozioni di quel giorno, il rapporto con Mourinho e molto altro. Ecco un estratto delle sue parole.

Due settimane dal primo gol in A.
“Sono state due settimane importanti. Ovviamente da ricordare, ma anche normali. All’inizio l’emozione istantanea del primo gol rimane per uno due giorni, poi passa e la vivi tranquillamente come ogni settimana di allenamento. Non mi ha spostato più di tanto, poi Mourinho ti aiuta a focalizzarti molto su quello che c’è da fare, non puoi permetterti un rilassamento dovuto ad una buona prestazione o un gol. Devi metterti in riga, perché poi il calcio è così: un giorno sei acclamato quello successivo è già tutto dimenticato. Devi rimanere sempre sul pezzo”

Sull’emozione dopo la rete.
“Il primo pensiero è stato tornare a centrocampo per fare un altro gol. Istintivamente mi è venuto di correre verso il centrocampo, riprendere velocemente il gioco e fare un altro gol. Nessun pensiero alla prima volta, quasi nessuna emozione. Lì per lì, ovviamente. L’unica cosa che ho fatto è stato guardare verso la tribuna dove stavano i miei genitori. Li ho cercati con lo sguardo, ma non sono riuscito a vederli. Credo però che loro mi abbiano visto. Poi nel post partita non ho festeggiato in chissà quale modo. Ho preferito focalizzarmi sulla mia famiglia. Sono stato con i miei genitori sia la sera stessa che il giorno dopo. Secondo me era un momento da condividere e celebrare con loro per i tanti sacrifici fatti negli anni”.

Cosa ti ha detto Mourinho?
“Dopo il gol non mi ha detto nulla di particolare. Sembra strano, ma per me è una cosa molto bella perché significa che lui quel momento non lo ha visto come un evento eccezionale. Non c’era un motivo particolare per dirmi che ero stato bravo. In allenamento ci chiama spesso bambini per scherzare un po’, ma poi davvero ci tratta esattamente come i giocatori più esperti, tanto nei momenti negativi quanto in quelli positivi. Ti faccio un esempio, prendi il capitano Pellegrini. Un suo gol o una sua grande prestazione viene vista come la normalità, ecco per me o per Zalewski è la stessa cosa. Certo, è più difficile il dopo che il momento esatto. Perché devi dimostrare che non è stato un caso, un evento eccezionale”.

Sul rapporto con i giovani dello Special One
“Mi ricordo che dopo la partita con l’Inter (Bove è entrato al 60′ sullo 0-3, ndr) il mister mi ha preso da parte e mi ha detto: «so che era una situazione difficile, ma non mi è piaciuto per niente come sei entrato». Lui è diretto, non ha peli sulla lingua. Ti dice le cose in faccia e ti fa capire quello che vuole da te. Se fai parte o no del progetto, se devi cercarti un’altra squadra, se stai facendo bene o se devi fare meglio. E questo lo apprezziamo molto”.

Che gruppo è la Roma?
“Ovviamente noi giovani stiamo spesso insieme. Scherzo molto con Zaniolo che è il mio vicino di spogliatoio. E poi Tammy, lo prendo spesso in giro per il suo italiano. E lui ovviamente non me ne fa passare una in inglese, mi corregge sempre. Ma tutto il gruppo è molto unito”.

Sul primo provino con la Roma.
 “Forse è l’unica partita che mio padre non ha visto. Per dirti, è venuto fino in Qatar nel 2017 per vedere un torneo giovanile. Ma quel giorno, a Trigoria, non c’era. Vennero mia madre e mia nonna, per quella che io credevo fosse una partita come le altre. Non certo un provino. E non ci dissero nulla sull’esito, visto che ci sarebbe dovuta essere una seconda partita per il giudizio finale. Peccato che noi non lo sapessimo e il giorno della prova finale non ci andai. Ero al mare. Qualche settimana dopo il caso ha voluto che ci fosse il centro estivo per bambini a Trigoria. Neanche il tempo di compilare il modulo di adesione con tutti i dati che arriva Bruno Conti e mi dice «e tu che ci fai qui che ti abbiamo già preso? Tra un mese inizia la stagione».

Su Totti e De Rossi.
“Come posso descrivere a parole cosa sono stati? È impossibile. Purtroppo non ho avuto la fortuna di giocare assieme a due idoli come loro. Sono un punto di riferimento, per me come per ogni tifoso della Roma. Ma non un’aspirazione, perché davvero non credo si possa raggiungere un tipo di amore, di acclamazione come ce l’hanno avuto Totti o De Rossi. Si può arrivare, ma in modo diverso. Ma il percorso che hanno fatto è quello che sognano tutti”.

Sui leader della Roma attuale.
“Pellegrini mi consiglia molto, perché sa cosa si prova a crescere qui dentro e poi giochiamo nello stesso ruolo. Ma anche Cristante e Mancini, si prodigano molto. Sono tre leader. Personalmente non mi ispiro a qualcuno in particolare, cerco di rubare con gli occhi e prendere qualcosa da tutti per diventare la versione migliore possibile di me stesso”.

Sugli obiettivi stagionali.
“Il mister ci dice le stesse identiche cose che va a dire in conferenza stampa. Prima le comunica a noi, per rispetto. E poi va davanti alle telecamere. E l’obiettivo di quest’anno è vincere una partita per volta, senza porsi obiettivi. Poi, che giocare la Champions con la Roma è il sogno di ogni bambino che cresce a Trigoria… ma serve che te lo dica?”.

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