I Friedkin e la retromarcia sugli agenti: le commissioni pesano per 23 milioni
L’avviso ai naviganti di calciomercato che risuona a Trigoria da mesi sembra essere chiaro: il club non pagherà più le commissioni agli agenti, scrive Marco Juric su La Repubblica. Chi cura gli interessi dei calciatori verrà remunerato solo al momento dell’ingaggio (o dell’eventuale rinnovo). Fine. Tutto il contorno rimarrà tale, almeno sulla carta. Propositi confermati dalla relazione finanziaria semestrale pubblicata dal club giallorosso a fine febbraio, con soli 4 milioni di euro di commissioni di competenza dell’esercizio 2021/22. Di cui 3,1 per le operazioni Rui Patricio, Shomurodov e Vina e circa 800 mila euro per i rinnovi di Mancini e Pellegrini. Sorprendente come per Tammy Abraham, l’acquisto più oneroso della sessione estiva, e forse il più azzeccato, verranno pagate solo commissioni condizionate alla permanenza in rosa dell’attaccante, per un totale di 4 milioni spalmati nel quinquennio. In una spending review etica in cui la figura terza che ha aiutato Roma e Chelsea nella conclusione della trattativa non verrà remunerata. Ad oggi la commissione per l’agente dell’attaccante inglese è costata alla Roma 400 mila euro, in futuro si vedrà. Soprattutto se il tempo in giallorosso non dovesse coincidere con la scadenza del contratto. Come verranno pagate le rimanenze? Forse in fase di uscita, come fatto nell’ultimo semestre, per un totale di spesa pari a 7 milioni di euro di commissioni per le cessioni. Al momento dell’acquisto però la Roma continua a pagare gli agenti dei calciatori, ma con una pianificazione diversa. No all’intermediazione, sì alla commissione. Quasi fosse uno slogan, con un tetto massimo fissato al 10%. In sei mesi (e due sessioni di mercato) gli impegni massimi rivenienti dai contratti con procuratori sportivi sono schizzati da 8 milioni a 23 milioni. Dati in controtendenza rispetto agli ultimi anni, dove l’esposizione oscillava tra 7 e 12 milioni. Tiago Pinto e i Friedkin hanno scelto un’altra strada. Impegni economici dilazionati nel tempo, non esborsi immediati. Ma comunque oneri che graveranno sui conti futuri della società.