Roma-Bodo Glimt, atto II: la rivincita
È tempo di rivincita, anche per dimostrare a tutti che, a volte, il passato passa davvero. scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. D’altronde, quelle che hanno avuto addosso l’ombra del Bodo Glimt, furono due settimane che non cambiarono la Roma, ma di sicuro ebbero lo svantaggio (per molti il merito) di far capire che la stagione non sarebbe potuta essere una marcia trionfale senza i necessari correttivi. Ma proprio quel 21 ottobre, sul sintetico di Bodo, la Roma a sue spese imparò che i numeri sono un’astrazione, visto che i giallorossi persero per 6-1, costringendo l’allenatore portoghese alla più umiliante sconfitta della sua carriera. L’esito fu dirompente, tant’è vero che della formazione titolare scesa in campo quel giorno, possono ancora vantare quel ruolo solo tre giocatori: il portiere Rui Patricio e (a turno) i difensori Kumbulla e Ibanez. Tutti gli altri svaniti fra panchina, tribuna e mercato in uscita, per molti di loro dopo un periodo da virtuali epurati. Eccoli: Reynolds, Calafiori, Diawara, Darboe, Perez, Villar, El Shaarawy e Mayoral. Postilla: i titolari che entrarono nella ripresa fecero anche peggio, visto che il primo tempo si era chiuso “solo” 2-1. Il 4 novembre la sfida ai norvegesi finì 2-2, col recupero giallorosso solo nel finale, tra rigori non dati e fuorigioco sospetti. Insomma, se nell’ultima il Bodo non avesse fatto “harakiri” pareggiando 1-1 contro i modesti ucraini dello Zorya, avrebbero vinto il girone al posto della Roma, che li ha preceduti di un punto. A medicare i giallorosso ci ha pensato il tempo, un pizzico di buona sorte, ma soprattutto il cambio di sistema di gioco (la scelta della difesa a tre) e il mercato di gennaio, con l’arrivo di Oliveira e Maitland-Niles (peraltro assai modesto). Anche il Bodo ha cambiato pelle, così la sensazione è che le sfide di aprile saranno diverse, con l’inerzia più spostata verso la squadra favorita.