Amore senza confini: anche fra i fiordi fior di tifosi
Loro vincono sempre. Nessuna concessione alla retorica, non è necessaria coi tifosi romanisti: basta seguirne i passi. Per esempio quelli che li portano letteralmente in capo al mondo. Pronti a (ri)fare settemila chilometri in 24 ore per tornare sul luogo del misfatto, proprio lì dove è scaturita la peggiore sconfitta stagionale, con temperature ben al di sotto dello zero. Nessuno provi a dare una spiegazione razionale: non la troverà. Si tratta semplicemente (si fa per dire) di passione infinita. Quindi di vittoria, nel senso più elevato. Sugli spalti è un percorso netto, a prescindere dalla varietà di risultati in campo: dalla sonora batosta di coppa al trionfo nel derby. Il manipolo che colora di giallorosso il minuscolo Aspmyra Stadion (ottomila posti complessivi la capienza) non supera le tre centinaia, ma che possa valere come e paradossalmente anche più delle folle da trasferte oceaniche lo si intuisce già alla partenza da Fiumicino. La partenza del charter destinato a portare a Bodø il grosso della pattuglia è fissata alle 8, ma quando il buio avvolge ancora le prime luci dell’alba lo scalo già brulica di sciarpe e bandiere. Donne e uomini, tifosi storici e giovanissimi alle prime esperienze da trasferta, famiglie, gruppi di amici, singoli: ce n’è per tutti i gusti. Il volo Ita ha anche l’equipaggio giusto: quando il comandante termina il suo annuncio, la chiosa «Forza Roma» sarà pure poco consona ai protocolli, ma fa sciogliere i circa duecento passeggeri nel più fragoroso degli applausi. «I brividi mi vengono» è colonna sonora anche del volo, oltre a essere la più gettonata hit dell’ultimo periodo all’Olimpico.
Nella cittadina norvegese la squadra di casa è presente anche per le strade, fra store ufficiali sparsi per il centro, passanti che indossano la maglia del club e tante bandiere che spuntano un po’ ovunque. Ma dal primo pomeriggio in poi il giallo si vede molto più nella sua versione più preziosa: insieme con il rosso. Dal porto al centro commerciale al corso principale di Bodø, l’accento che va per la maggiore è quello romano. I tifosi locali non appaiono ostili, sembrano divertiti, forse anche un po’ meravigliati. Qualcuno prova a sfoggiare t-shirt celebrative del precedente autunnale, ma nessuno ci fa caso, manca acredine. Qualcuno incrocia Pinto, che si concede a qualche chiacchiera in un ristorante nei pressi del mare. È tempo di andare allo stadio, dove c’è anche Riise, che saluta e fa capire chiaramente da che parte pendono le sue simpatie (quella giusta). Sugli spalti i norvegesi sono pittoreschi e rumorosi, ma il calore dei romanisti è così forte che rischia di sciogliere i ghiacci circostanti. E tanto basta per renderli vincenti, al di là di ogni risultato.