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News - 25/04/2022

Inter-Roma, ancora sconfitta ma questa è un’altra squadra

L’Inter è più forte. Lo dicono lo scudetto cucito sulla maglia, la classifica, la profondità della rosa a disposizione di Inzaghi, l’albo d’oro. Puntuali i risultati di questa stagione ce lo hanno confermato. Tre volte contro i nerazzurri, tre sconfitte, otto gol subiti, uno, quello dell’armeno a San Siro, realizzato. Ricordato che il ko al Meazza è arrivato dopo una striscia di dodici risultati consecutivi (una striscia così lunga la nostra Roma non la metteva insieme dall’anno di grazia 2006), le sconfitte possono essere anche molto diverse.

Sia chiaro, fanno sempre male, ma in questa prima stagione dell’era mourinhana che in tre stagioni vuole riportarci ad alzare un trofeo (magari pure prima), i tre faccia a faccia contro i nerazzurri ci hanno detto che il lavoro dello Special One sta cominciando a farsi vedere in campo e sentire nella capoccia dei calciatori. Prendiamo, appunto, la progressione delle tre sfide ai nerazzurri andate in scena in questa stagione. La prima all’Olimpico, un tre a zero che ancora brucia. E’ stata la sconfitta più netta e pesante dell’intero campionato. Fu una sfida impari con l’Inter che fece in campo quello che gli pareva, dando una dimostrazione di superiorità che lasciò tutti tramortiti, l’Inter padrona del campo, la nostra Roma spettatrice in una sfida in cui di fatto non prese quasi mai il pallone. E’ stato quello, Bodø a parte, il punto più basso di un inizio di stagione contrassegnata da troppe delusioni (nove sconfitte in campionato prima dei dodici risultati utili consecutivi) che, comunque, non riuscirono a mitigare il contagioso entusiasmo di una piazza travolta dal ciclone Special One.

Passiamo al secondo capitolo. Il quarto di finale di coppa Italia in gara unica, a San Siro. Quella superiorità nerazzurra che avevamo sofferto all’Olimpico, ci fu anche in quella serata, soprattutto nel primo tempo in cui i nerazzurri realizzarono le due reti qualificazione, ma fra la prima e la seconda rete, Zaniolo andò a un passo dal pareggio (Handanovic ancora oggi non ha capito come ha fatto a respingere quel pallone, del resto fu colpito da Zaniolo), all’interno di una sfida in cui i giallorossi dettero comunque la sensazione di essersi avvicinati ai campioni d’Italia, più in partita rispetto ai novanta minuti dell’Olimpico in cui la differenza tra le sue squadre in alcuni momenti della gara sembrò anche imbarazzante.

E siamo arrivati a ieri. Per carità il risultato sta lì a ribadirci che c’è ancora distanza tra le due squadre, ma quella sensazione di inferiorità della Roma a San Siro si è vista nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, quello che di fatto ha certificato la terza sconfitta su tre contro i nerazzurri. Prima e dopo, però, la squadra di Mourinho non è mai stata presa a pallonate. Fino al gol di Dumfries sul filo del fuorigioco (come il secondo di Brozovic), la partita era stata inespressa, sul filo dell’equilibrio in cui, appena trenta secondi prima della rete dell’olandese che ci ha purgato per la seconda volta, era stato Mancini con un colpo di testa ad andare più vicino al gol. Stessa cosa se vogliamo è accaduta all’inizio della ripresa, ripartenza di Pellegrini passaggio non preciso per El Shaarawy per dimezzare lo svantaggio, ribaltamento di campo, calcio d’angolo, capocciata di Lautaro a chiudere la sfida.

L’Inter, ribadiamo, è più forte. Anche del Leicester. Che giovedì prossimo andremo a sfidare a casa sua in una prima semifinale europea da vivere con il cuore in gola. E sarà un’altra Roma quella che andrà in Inghilterra. Perché quella che perse all’Olimpico contro i campioni d’Italia a Leicester non avrebbe avuto scampo, mentre quella che abbiamo visto ieri a San Siro è una Roma migliorata, più consapevole, più logica, più forte, più di prospettiva se si pensa che a Leicester ci sarà anche Zaniolo. E’ una Roma che può segnare e sognare. Questo, nonostante la sconfitta ha detto S. Siro. Forza Roma.

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