Roma-Bologna, i giallorossi sbattono sul muro
Forse la sintesi migliore alla fine è quella di Mourinho: «La squadra che voleva vincere non ha fatto quello che serviva per farlo, la squadra che non voleva vincere è riuscita nell’intento e l’arbitro ha lasciato fare. Così è venuta fuori una partita di scarsa qualità». Così Roma e Bologna si sono divise la posta senza segnare (è il terzo 0-0 della stagione, i due precedenti sempre all’Olimpico con Napoli e Genoa), per la squadra giallorossa è il secondo punto raccolto nelle ultime tre giornate, per i rossoblù è il quarto risultato utile con le big nelle ultime sei giornate (battuta l’Inter, pareggi con Juve e Milan). La Roma è risalita dunque al 5° posto (con la Lazio adesso a pari merito, ma in classifica siamo sopra per la differenza reti negli scontri diretti), mentre il Bologna ha preso l’Udinese al 12°. Nell’aria,scrive Daniele Lo Monaco, ha aleggiato per tutta la partita il pensiero delle gare con il Leicester, sia quella giocata (questione di energie fisiche e mentali spese) sia quella da giocare (perché inevitabilmente il pensiero a volte corre da solo).
Così, com’era logico che fosse, Mourinho inizialmente ha scelto una squadra sostanzialmente diversa rispetto a quella scesa in campo dall’inizio al King Power Stadium. Sei i cambi, cinque più quello forzato dell’infortunato Mkhitaryan: sono rimasti fuori anche Smalling, Karsdorp, Zalewski, Pellegrini e Abraham. Al centro della difesa è tornato titolare Kumbulla, sulle fasce a destra Maitland-Niles e a sinistra El Shaarawy, accanto a Cristante è toccato a Veretout, mentre Zaniolo è stato avanzato come falso nove con Perez e Felix alle spalle a comporre uno strano terzetto offensivo, privo purtroppo del mordente necessario per interpretare con la dovuta esperienza un impegno complicato come quello di ieri sera. Di fronte il solito Bologna compatto e solido di questi tempi, con il 352 con Schouten in cabina di regia, l’esordiente Kasius e il giovanissimo Hickey sulle fasce, Dominguez e Soriano in mezzo al campo e Orsolini a condividere con Arnautovic il peso dell’attacco.
A rendere un po’ elettrica l’atmosfera già nel primo tempo ci sono stati quattro episodi interpretati quasi tutti a senso unico dalla squadra arbitrale (il permissivo Fabbri in campo, Piccinini al Var): dopo neanche un minuto Medel si è buttato su un pallone scaraventato in area allargando decisamente il braccio, Fabbri ha stabilito che l’avesse toccata col petto e non col braccio e nessuna immagine è stata in grado di chiarire l’episodio, mancando l’immagine frontale, e i dubbi sono rimasti; al 12° Maitland-Niles è stato toccato da Hickey al momento dell’ingresso in area, Fabbri ha valutato l’intervento come involontario e nulla ha potuto fare il Var perché in ogni caso il tocco è avvenuto fuori area; al 20° c’è stato un tocco di polso di Ibañez in area romanista, ma con il braccio vicinissimo al corpo e con il pallone che prima di finire sull’arto ha sbattuto sul fianco; al 43° c’è stato un taglio in area di Orsolini in chiaro fuorigioco, ma l’assistente Raspolini non ha avuto niente da eccepire: se il bolognese avesse segnato, il gol sarebbe stato annullato, ma l’arbitro ha concesso calcio d’angolo perché Rui è intervenuto a deviare sul fondo.
In cronaca invece va segnalato il costante controllo del gioco romanista con le solite accelerazioni in verticale stavolta un po’ meno efficaci del solito proprio per le scelte non sempre azzeccate di Felix e Perez e per le belle parate di Skorupski. In particolare il portiere del Bologna è stato decisivo al 28° su gran sinistro di Zaniolo imbeccato da Maitland-Niles e al 39° su altro gran sinistro, stavolta di Perez, con Felix disattento su entrambe le respinte. Il Bologna ha avuto la maggioranza del palleggio, ma ha costruito una sola occasione da rete, peraltro casuale: un lancio di Soriano è diventato imprendibile per Ibañez per una deviazione fortuita di Veretout, ma poi Rui Patricio è stato bravo ad anticipare Arnautovic liberato dalla carambola, e sulla respinta lo stesso Ibañez ha spazzato.
Ad inizio ripresa un nuovo episodio da analisi arbitrale, con una fuga di Felix lanciato da Cristante culminata con una fragorosa caduta proprio quando aveva operato il sorpasso su Medel, ma anche in questo caso Fabbri ha lasciato correre e nessuna ripresa ha evidenziato tocchi malandrini. La temperatura è salita e a farne le spese è stato ancora il preparatore dei portieri giallorossi Nuno Santos (che in Europa sta scontando le tre giornate di squalifica prese dopo la rissa con Knutsen del Bodø), espulso per proteste dopo un intervento di Bonifazi. E al 9° è stato invece Kumbulla protagonista di un episodio in area romanista, con una strattonata su Orsolini dopo un’altra fortuita carambola: ma anche in questo caso Fabbri ha ritenuto di non intervenire. Mourinho invece è intervenuto eccome: dentro quattro titolari (Karsdorp, Pellegrini, Zalewski e Abraham per Maitland-Niles, Carler Perez, El Shaarawy e Felix): come ha detto il tecnico a fine partita, Karsdorp e Pellegrini si sono guadagnati la pagnotta mentre Tammy e il bambino non hanno inciso. Tanjga, il vice di Mihajlovic, ha messo invece Barrow e De Silvestri per Orsolini e Kasius (poco prima Orsolini aveva imbeccato Arnautovic in area, ma la deviazione al volo era finita alta). Al 21° l’occasione più ghiotta l’ha avuta Kumbulla su angolo di Pellegrini, strepitoso l’istinto di Skorupski sulla deviazione bassa del difensore. Al 36° ci ha provato anche Abraham, allargando un po’ troppo il diagonale. Nel finale occasioni per De Silvestri, con gran parata di Rui Patricio, per Pellegrini, con un bellissimo destro al volo alto di poco, e per Barrow, che con la Roma ormai sbilanciata ha colto l’incrocio dei pali prima che l’assistente Di Gioia alzasse la bandierina per segnalare un fuorigioco che è sembrato non esserci. Ma non avendo segnato non c’è stato il controllo ufficiale del Var.