Inevitabile
Che non fosse Champions League si sapeva, anche se a guardare, e, soprattutto, sentire lo Stadio Olimpico, il dubbio poteva sempre venire. Che non sia Europa League oggi è quasi solo un fatto formale, visto che l’avversario eliminato e quello che rimane sono entrambi di un livello decisamente assimilabile a quello della seconda competizione europea. È Conference League, la prima Conference League della storia e la Roma di questa prima Conference League della storia giocherà la finale, la prima finale europea dopo trentuno anni.
A Tirana va una Roma che di doppio confronto di livello, probabilmente, ne ha dovuto sostenere soltanto uno, ma lo ha fatto in modo quasi perfetto. A inizio stagione sembrava inevitabile che la Roma dovesse competere per il titolo di questa competizione, per l’elevato scarto tecnico con quasi tutte le avversarie, per eliminazioni inaspettate delle rivali più accreditate, per la voglia di vincere di Mourinho che, come vede una preda attaccabile, non si fa certo troppi problemi. I giallorossi hanno avuto il merito di avvicinarsi sempre più a trasformare in realtà questa inevitabilità, e il merito specifico di questa sera è di averlo fatto in modo quasi… inevitabile. E il perché lo ha detto Brendan Rodgers in conferenza stampa, parlando dei calci piazzati: “Sapevamo che quella coperta sarebbe stata corta”. Tradotto: era inevitabile lasciare un vantaggio alla Roma in quella situazione e la Roma quel vantaggio lo ha sfruttato alla perfezione.
Aprire il punteggio subito ha permesso alla squadra di Mourinho di mettere la sfida sui binari migliori, perché un Leicester costretto ad attaccare fuori casa (e mai “più fuori casa” di così in tutta la stagione) è ben diverso da un Leicester voglioso di attaccare tra le mura amiche. È chiaro che a un passo da un obiettivo così importante le gambe tremino, è inevitabile anche questo, ma la verità è che si sarebbe potuti andare avanti ancora a lungo e, se si fosse continuato sullo stesso registro dei minuti susseguenti al gol di Abraham, il risultato non sarebbe cambiabile.
E ora è inevitabile portarsi avanti con la testa e con l’animo, ma anche qui Mourinho, dopo le emozioni di fine match, si è dimostrato pragmatico, chiedendo subito l’anticipo al venerdì della disputa del turno di campionato precedente alla finale e rimettendo subito il focus sulla Serie A, perché prima della Coppa c’è un’Europa, quella dell’anno prossimo, ancora da conquistare. Certo, cambierà il modo di approcciarsi a queste tre gare e di gestire le forze e le emozioni, ma chi potrebbe aspettarsi una cosa diversa? È inevitabile.