Mourinho: “Mkhitaryan è a disposizione. La squadra sta bene, ha la carica giusta”
José Mourinho è intervenuto in conferenza stampa per rispondere alle domande dei giornalisti alla vigilia della finale di Conference League contro il Feyenoord di domani. Ecco le su parole dalla National Arena di Tirana.
Per arrivare fino a qui è stato un lungo viaggio e una lunga stagione. Con quale consapevolezza è arrivato a Tirana? Dev’essere un momento ricco di significati per lei e la società.
“Sì è vero, siamo arrivati alla fine di questa stagione, con due finali da giocare nello spazio di quattro giorni. La prima ci dava quello che meritavamo e che dal primo giorno avevamo come target, cioè giocare l’Europa League la prossima stagione e migliorare la classifica. Quella l’abbiamo vinta e per me era una finale dove non si poteva scrivere la storia ma semplicemente finire il lavoro di una stagione e raggiungere l’obiettivo, ma nulla di storico. Per la Roma finire da qualificata in Europa League è normale. Questa finale è storia, che si è già scritta nell’arrivare a giocare una finale europea dopo tanti anni, ma ovviamente ora che ci siamo dobbiamo fare tutto il possibile per scrivere davvero la storia e vincere la finale”.
Nell’ultima conferenza disse di dover contenere l’euforia. Ha saputo limitare l’euforia della squadra? Come arriva? Come sta Mkhitaryan?
“Lo abbiamo fatto prima di Torino. Era una gara difficile ed era importante sapere che avendo una finale da giocare, non c’era bisogno di alzare ulteriormente la pressione arrivando qui a giocarsi anche l’accesso in Europa League, non dovevamo avere questa tensione extra. L’abbiamo tolto e siamo qualificati e questo è stato il miglior modo di pensare solo a questa finale. Io e il mio staff da venerdì sera siamo stati insieme a Trigoria senza tornare a casa o uscire. Ovviamente non potevo chiedere questo ai giocatori, ma stanno molto bene. Vedo la squadra con la giusta concentrazione e tensione e anche con la gioia, serve anche quella per giocare una partita così. Stiamo bene. Mkhitaryan si è allenato oggi per la prima volta col gruppo in una sessione molto piccola e senza significato a livello del lavoro per la finale perché aperta ai media. Non fake, ma molto basica. Però è stata importante per lui per capire le sensazioni, se ci fosse o meno. Mi fido molto della sua esperienza, è un giocatore che conosce bene il suo corpo e sa interpretare bene le sue sensazioni e alla fine dell’allenamento lui mi ha detto che si sente bene ed è a disposizione”.
Arrivando qui si nota che a Tirana c’è grande attenzione per questa partita, per la Roma e in particolare per Lei. Pensa che il suo carisma possa fare la differenza al di là dei valori in campo?
“No, non penso. Prima di tutto credo che la gente sbagli un po’ l’analisi perché se esiste questo feeling pro-Roma è perché abbiamo un giocatore albanese, mi sembra la cosa più logica e normale. Se la Roma vince un albanese alza la coppa e questo penso abbia un significato. Ho giocato la Supercoppa Europea Manchester United-Real Madrid in Macedonia del Nord ed è stato bellissimo. Un Paese, una città in festa con un’opportunità unica. Tirana è lo stesso, siamo arrivati ed è facile capire che è un momento importante per loro, un momento che meritano come Paese per la crescita, lo stadio è molto molto bello. Ovviamente è un peccato perché la capienza non è quella che farebbe felici più tifosi ma sono molto contento di venire a giocare qui. Di solito le finali sono le ultime partire della stagione no? A volte si gioca la finale di coppa nazionale anche prima, ma quelle europee sono per lo più l’ultimo appuntamento della stagione. Quando arrivi a questo punto il lavoro è fatto, principalmente per noi che abbiamo giocato venerdì non c’è niente fare in questi ultimi tre giorni. La leadership non è una cosa che si può mettere sul tavolo o che possa produrre un effetto per due o tre giorni. Tutto è parte di un processo. Domani è il giorno dei giocatori, noi allenatori ovviamente cerchiamo di aiutare, leggere la partita e poter aiutare la squadra ma il lavoro è fatto. Domani è l’ultima partita e fortunatamente è una finale. Dico fortunatamente perché quando arrivi a una finale puoi solo essere felice e giocarla con l’atteggiamento giusto”.
A Leicester era sembrato più sereno e sorridente. Questo suo essere molto serio è perché è una finale o magari c’è qualche pensiero in più?
“Una finale, fino a domani non c’è nient’altro nella mia testa, solamente la finale. Questo è il mio modo di essere e di fare. L’esperienza non aiuta, io pensavo che potesse ma non è così. Il mio modo di essere è uguale a quando ho giocato la prima finale, dopo 20 anni non cambia. Sono concentrato o magari è un mio modo di preparare la gara ma è solo per la finale”.
Lei è scaramantico?
“No, devo essere l’unico che non lo è. Odio le scaramanzie anzi è capitato anche magari di discutere con qualcuno perché era scaramantico, odio le scaramanzie”.
Quindi non ha nulla da dire sul fatto che ci saranno 50.000 tifosi all’Olimpico a vedere la gara nei maxischermi. Storicamente non è andata molto bene.
“Il sostegno dei tifosi può solo fare bene, non può fare male. Se la Roma ha pero una finale con la gente all’Olimpico davanti agli schermi, sicuramente non è colpa loro. Niente scaramanzie, per darti un’idea, mi hanno chiesto se volessi giocare con la maglia di questa stagione o della prossima e ho detto che non lo voglio sapere”.
Come sta la sua caviglia dopo lo sconto con Kumbulla? Qual è il futuro dell’albanese? Se lei vince domani è il primo allenatore ad aver vinto tutte le coppe europee e con la Coppa delle Coppe che non esiste più diventa un record che nessuno potrà battere.
“Se vinco. E non è scaramanzia (ride ndr.) è la verità. Non mi piace parlare con i ‘se’, vediamo. Marash mi ha fatto male veramente (rise ndr.) e io ci scherzavo perché di tutti lui sarebbe dovuto essere l’ultimo a farmi questo perché è il più pesante. Ho pensato di dover andare alla partita con le infradito perché il piede non entrava nella scarpa, poi sono andato con un 44 e io ho il 42. Kumbulla è un bravo ragazzo, un bravo giocatore, ha imparato tanto e il prossimo anno sarà con noi al 100% perché ha potenzialità per diventare ancora più bravo”.
Esattamente cinque anni fa ha vinto una finale contro una squadra olandese. Le piace il calcio olandese? Perché non vinciamo mai le finali?
“Ma non è vero che non vincete le finali. L’Ajax ha vinto la Champions League, Il Psv la Coppa Uefa, il Feyenoord ha vinto la Coppa Uefa. Avete una grande storia”.
Qual è la sua prima impressione dell’Albania? Cosa può fare lo Special One per vincere un match speciale?
“Quando sei più maturo, ha più stabilità, vedi molto meglio le persone e meno te stesso. Per me è diventata davvero una vecchia storia, domani posso fare quello che ogni tecnico fa, cioè provare ad aiutare, non credo nei momenti magici. Quando arrivi in finale dopo così tanto lavoro, il lavoro è fatto. La squadra è quella che gioca domani, è il nostro momento non quello per i singoli. Non c’è nulla di speciale da fare, Dobbiamo solo essere noi stessi come squadre e giocare come sappiamo, conoscendo anche i limiti che è normale che abbiamo come tutti. Onestamente per me è la prima volta in Albania, è uno dei pochi posti dove ancora non ero stato anche se il calcio mi ha portato ovunque. Sono felice di essere qui, mi piace conoscere nuovi posti. Non abbiamo visitato la citta, ho apprezzato l’aeroporto perché per esempio a Vitesse ci siamo rimasti per due ore e non so perché. Abbiamo fatto molti controlli, i miei ragazzi sembrava fossero criminali perché cercavano di trovare qualcosa. Qui è stato molto facile, l’hotel è dietro l’angolo, il campo è bello come lo è lo stadio. Possiamo criticare la capacità dello stadio, ma non possiamo criticare l’Uefa per portare il calcio ovunque e in Paesi emergenti. Sono felice di essere qui e giocare la finale albanese”.
Zalewski non ha fatto bene nella prima parte di stagione perché ha perso il padre. Si è sorpreso del suo lavoro nel resto della stagione? Qual è la sua qualità migliore e la sua posizione, è un terzino, un numero 8 o un 10?
“Non sono d’accordo quando dice che ha passato una brutta prima metà di stagione ma probabilmente è stato il momento più importante della sua carriera, non si può definirlo negativo. La realtà è che un anno fa giocava in Primavera contro ragazzini della sua età e in questo momento gioca nella prima squadra della Roma. Questi mesi sono stati molto importanti per la sua carriera. Sulla sua posizione, ad essere onesto, può fare tutto. Sul fatto che possa essere una cosa buona o negativa, la gente ha differenti opinioni: io penso che quando hai 20 anni e la possibilità di giocare, difensore centrale o centravanti non conta niente, devi solo andare e giocare. Un ragazzo che impara bene, un bravo ragazzo, uno che ha un buon futuro per noi e per la sua nazionale”.
La stagione è virtualmente finita, la Roma ha giocato due finali. Oggi ha parlato il designatore Rocchi le ha dato ragione su tutto, dicendo che non c’era il rigore su Karsdorp, che il gol della Lazio a La Spezia era irregolare…le ha dato ragione. Comunque vada la finale, questa stagione è positiva per lei?
“Sì, per me sì”.
Ha dubbi ancora di formazione? Poi una cosa che ultimamente ha rappresentato forse una sorpresa: Spinazzola lo ha fatto giocare titolare quando in tanti lo pensavano già alla prossima stagione. Lui è tornato calciatore come lei pensava? Ha qualche chance di giocare o le precedenti presenze era un premio?
“No, non è un premio, è un giocatore disponibile per domani. Dieci mesi fuori sono tanti. Però, ha lavorato tanto per tornare. Gli mancavano dei minuti, gli mancavano delle sensazioni, gli mancava avere quello che ha avuto col Torino, ossia 75 minuti in campo che è diverso dal tornare in campo per sei, sette minuti a Firenze. Quelle sensazioni di Torino sono state positive e domani è un’opzione per noi”.
Mourinho a Sky Sport
Alcuni non hanno mai vissuto una finale, può fare un corso accelerato per gestire le emozioni per la finale?
“No, non riesco a gestire neanche le mie. Magari gli altri con la mia stessa esperienza possono dire il contrario”.
Che errore non bisogna fare?
“Dobbiamo fare quello che facciamo ogni partita. Per questo dico di pensare sempre alla prossima e la prossima è una finale, l’ultima della stagione, c’è qualcosa di speciale che è un trofeo. Ma si deve fare esattamente lo stesso”.