Il nuovo compito di Mourinho
Salernitana-Roma ha seguito il corso di tutto il pre-stagione dei giallorossi e, al netto di un risultato magro per quanto creato, metendo in luce lo strapotere offensivo della squadra e un potenziale difficilmente quantificabile. Se si pensa a Zaniolo, si ha in mente un calciatore che prende palla nella sua metà campo e arriva fino l’area avversaria con i difensori sembrare, il più delle volte, dei bambini che provano a togliere il pallone all’adulto di turno. Se si pensa a Dybala, ci si accorge di come il brutto gioco di Mourinho con lui, a tratti, diventi spumeggiante. Un giocatore a 360° dal centrocampo in su, per qualità e duttilità tattica, visto che ha finito la gara da falso nueve. Se si pensa al potenziale difficilmente quantificabile, basti pensare come dalla panchina, a Salerno, Mourinho abbia mandato in campo Matic e Wijnaldum e non, con tutto il rispetto, Villar o Diawara. I due non a caso erano stati subito protagonisti nell’azione del 2-0 annullato proprio all’olandese.
Fatta questa premessa bisogna fare un passo indietro, alla conferenza stampa di vigilia, in cui Mourinho ha fatto da pompiere, lui che spesso è stato incendiario. In una delle sue tante interviste in cui ha raccontava come si faccia a essere un numero uno, parlava di come, al Porto, al momento di essere sorteggiato contro il Manchester United in Champions, avesse iniziato un’opera di convincimento quotidiano verso i propri giocatori, oggettivamente meno dotati o blasonati rispetto ai Red Devils, per presentarsi all’Old Trafford, convinti di poter passare il turno. Quel Porto poi divenne leggenda, vincendo la competizione.
Tornando a noi, adesso al post partita, i vari Mancini o Spinazzola, intervistati, hanno trasmesso tutta la loro carica, tutta l’adrenalina che la squadra ha in questo momento. Un momento che nasce a Tirana e che è stato alimentato dal mercato di Pinto e i Friedkin. Fosse stato per loro, Roma-Cremonese sarebbe già stata giocata, senza aspettare una settimana, quanta la voglia di giocare, ma soprattutto vincere, avessero. Ognuno per i propri motivi, Mancini perché fa parte di una difesa che nel 2022 ha totalizzato 9 clean sheet, Spinazzola perché è stato troppo tempo lontano dai campi e un purosangue come lui ha bisogno di spingere costantemente sulla fascia e 90′ erano sembrati pochi.
E qui si arriva alle conclusioni e al nuovo compito di Mourinho: quello di tenere vivo questo fuoco sacro che ha ogni calciatore giallorosso in questo momento, senza farlo trasformare in un qualcosa che suonerebbe come un “vabbé con la Cremonese neopromossa abbiamo già vinto, possiamo rilassarci”. Una storia che si conosce bene da queste parti…