Il settore canta più forte anche sotto di 4: ennesimo sintomo di amore infinito
Ti amo anche quando vinci, si dice. Ma non si dice solamente, si fa. Soprattutto quando la Roma perde e perde così male, come avvenuto alla Dacia Arena contro l’Udinese. Inaspettatamente, almeno nei modi. E così “Roma Roma” ha “suonato” due volte ieri sera, a cappella come sempre in trasferta, la prima ovviamente a coprire l’inno della Serie A prima del fischio iniziale, la seconda dopo il 4-0, poco prima del coro che ha fatto da colonna sonora alla vittoria della Conference League nella scorsa stagione: “I brividi mi vengono”. «Ma che ce frega, regazzi’, noi semo della Roma», le parole di un tifoso navigato a uno che non avrà avuto dieci anni e che chiedeva «Fate almeno un gol, vi prego», invocando quello della bandiera. Neanche il tempo di prendersela con il solito Maresca, che pure ha avuto il privilegio di sentirsi rivolgere un coro dedicato, che è arrivato uno schiaffo dopo l’altro.
In televisione, si sa, è sempre un’altra partita, ma il sentimento di fondo è comune per tutti: shock, delusione, grande, totale. Di quelle che forgiano e che restano, anche. Ma di quelle che si dimenticano se sai rialzarti. «Un Bodø all’anno ci tocca sempre ma noi saremo sempre qua». «Per Empoli rifacciamo la macchina». Ci crede sempre la Curva Sud, ci ha creduto tutto lo spicchiò del settore ospiti, esteso in pratica a tutta la curva (settore originariamente riservato ai tifosi friulani ma acquistato in realtà quasi esclusivamente da romanisti), almeno fino al gol del 3-0. Solo incoraggiamenti per tutti, dai frastornati Karsdorp e Rui Patricio a capitan Pellegrini e Dybala, fino al “Gallo” Belotti che si è scaldato a lungo sotto i sostenitori giallorossi all’intervallo. Un tifo incessante, come sempre del resto, ha accompagnato la Roma nella serata amara di Udine, trasferta sì “tranquilla”, come confermato anche dalla giornata di ieri in città e intorno allo stadio, ma non certo agevole o economica.
In giro per le vie del centro di domenica pomeriggio non c’era nessuno. Fino all’arrivo dei tifosi romanisti, che poco prima dell’apertura dei cancelli della Dacia Arena coloravano di giallorosso i portici del cuore storico della città friulana in una giornata calda e assolata. 1.300 ufficialmente negli spazi dedicati, almeno il doppio, ma probabilmente anche di più considerando le macchie diffuse dei colori di Roma sulle già pur coloratissime tribune dell’impianto.