Pochi giovani, troppi stranieri: la Figc pensa a una riforma
Non è bastato. Non l’aver mancato il passaporto mondiale. Né essere stati attori di tragiche prove sul piano offensivo, povera Italia, scrive Benedetto Sacchà Il Messaggero. Nemmeno aver ascoltato le suppliche del ct Roberto Mancini. Niente. La Nazionale sbanda a ogni curva, segna come una squadra neopromossa e, soprattutto: fatica ad attingere acqua nuova dal bacino del campionato di Serie A. Tanto per intendersi, nel celebrarsi di ogni turno, a scendere in campo è il 61% di stranieri. Sei su dieci. Nonostante la drammaticità (sportiva) dello scenario, contro tutte le logiche, a dispetto delle sberle della quotidianità non cambia letteralmente nulla. Il trascinarsi e l’oscillare continuo in bilico sul cornicione della disfatta irrigidiscono Mancini e stupiscono il pubblico e la critica. Solo il presidente della Figc, Gabriele Gravina, tenta di ridisegnare una rotta sostenibile e di lungo raggio.
La Figc vuole, vorrebbe evitare sconquassi peggiori e al presidente Gravina è parso naturale avanzare l’ipotesi di introdurre nuovi parametri, alzando così da 8 a 12 il numero minimo di italiani iscrivibili nella rosa dei 25 impiegabili in A.