De Rossi: “Mourinho mi gasa, è riuscito a riunire tutti i romanisti.
Daniele De Rossi è stato l’ospite d’onore della puntata di ‘Stasera c’è Cattelan’ andata in onda questa sera. L’ex capitano della Roma ha parlato di tutto, anche di Mourinho. Queste le sue dichiarazioni:
So che la tv non è tra le tue cento cose preferite, ma da tempo ti chiedo di venire ospite.
“Una volta ogni tanto, con il programma giusto, si può fare. Le idee proposte erano tutte belle, dovevi solo superare il mio limite di sopportazione e ci sei riuscito”.
Hai cambiato ruolo e sei passato alla giacca e cravatta.
“In giacca e cravatta ci sto solo un’ora al mese per una partita, poi allento subito il nodo”.
Negli Europei ti scaldavi con i giocatori.
“Qualcuno deve aiutarli, a dargli i palloni. In finale il preparatore dei portieri si era stirato e non poteva calciare e quindi ho fatto io. Mi scaldavo per non farmi male.
Ti manca giocare?
“In questi momenti, con lo stadio infuocato, un po’ mi manca giocare. A me piaceva tantissimo giocare in trasferta, in questi stadi come Napoli, Firenze, Milano, dove eravamo abbastanza odiati. E in Ungheria c’è quella atmosfera, un pochino ho rosicato”.
In partitella in allenamento ti butti?
“Ci potrei stare, magari nel campetto. Il mister ogni tanto mi butta dentro, io parto senza riscaldamento, mi faccio il segno della croce, finché il campo è piccolo mi difendo”.
Ti contieni nei festeggiamenti?
“Dopo l’Europeo abbiamo fatto casino, ma mi devo sempre contenere, sei sempre un allenatore e collaboratore”.
Ma c’è un video che dimostra il contrario (è il video del ‘tuffo’ di De Rossi su una scrivania nello spogliatoio)…
“Però c’è un motivo. Dopo i rigori, scherzando con i giocatori che ci mettevano tanto a farsi la doccia, ho fatto questo tuffo per prenderli in giro e insultarsi. Allora subito tutti col telefonino, mi chiedevano di rifarlo e io gli ho detto che l’avrei rifatto in caso di vittoria dell’Europeo. Speravo non si ricordassero, invece…”
Non sono pericolosi i telefoni negli spogliatoi?
“È uscito qualcosa, era successo con un giovane del Milan con un Chiellini completamente nudo. Ormai però sono tutti esperti, noi della mia generazione siamo un po’ meno attenti.
Forse hai festeggiato più l’Europeo che il Mondiale. Ti hanno sempre sorteggiato per l’antidoping…
“Sì, dopo la finale con la Francia, dopo Roma-Barcellona, dopo i derby. Dopo 15 volte cominci a pensare qualcosa. Gli dicevo che se correvo tanto non voleva dire che c’era qualcosa. Mi hanno anche fatto vedere come funzionava il sorteggio.
Si fa sempre con la pipì? E se non ti scappa…?
“Stai lì, io ero uno che aveva grossi problemi a farla dopo la partita. Andavo in campo, passeggiavo in campo scalzo, bevevo, anche la birra analcolica che ti danno perché sono un po’ pudici. Con la Francia eravamo io, Cannavaro, Thuram e Ribery, con umori diametralmente opposti.
E la scelta di andare al Boca?
“Mi sono preso il mio tempo prima di decidere. Ho sempre detto che era un mio desiderio, sono sempre stato affascinato. Mi piaceva giocare fuori casa, non perché mi piacesse giocare in casa, ma era come se dovessi proteggere la mia squadra e la mia città. E rispettavo il Boca, poi quando vai lì scopri che sono ancora più matti. Un paio d’anni prima sarebbe stato perfetto. Col River ci siamo dati più botte che calci al pallone, i tifosi argentini avversari mi prendevano sempre di mira”.
Rispetto ai nostri?
“Gli argentini sono molto simili agli italiani del Sud e ai romani, anche per origine. Sono calorosi, anche più di noi, gli stadi sono spesso attaccati ai giocatori e senti quello che dicono. Però di solito noi giocatori non sentiamo cosa dicono di preciso, capiamo se sono arrabbiati o felici, se ti vogliono bene o ti squarterebbero. E se stai facendo il riscaldamento al Franchi ad esempio sentivi tutto, anche le virgole.
Quando inizerai a insegnare il calcio del futuro?
“Non lo so, a volte sembra che manchi pochissimo, poi a volte qualcosa sfuma. Io sto bene in Nazionale, ma se dovesse capitare qualcosa di fico abbiamo già lo staff pronto, un sacco di voglia”.
La tua strada è quella.
“Sì, sono andato in Nazionale per imparare da uno dei migliori. Manca solo il dettaglio della squadra, arriverà”.
L’allenatore che ti ha trasmesso le cose che tu immagini di portare e insegnare?
“Io ne ho avuti tanti bravi, moderni, anche se mi hanno allenato 10 anni fa. Penso a Spalletti, le cose che ci diceva sono ancora all’avanguardia. Capello era un altro calcio ma mi ha isnegnato tanto, anche sulla gestione. Conte forse il più bravo dal punto di vista motivazionale, ti tirava fuori cose che neanche pensavi di avere. Se smettesse di fare così non sarebbe più lui”.
Ti sta gasando Mourinho?
“Sì, non so se vi rendete conto di quello che ha fatto aldilà della coppa. Lo stadio è sempre pieno con 60mila tifosi, sia se va bene che se va male, se gioca con la prima o con l’ultima in classifica. Mi sembra strano che sia un caso, poi quello che volete tra coppa e biglietti economici. Ma lui ha riunito tutti i tifosi della Roma, va valorizzato più dei moduli. Poi ci aspettiamo faccia grandi cose, quest’anno la squadra sembra forte. Se sarò allo stadio con l’Inter? No, assolutamente no”.
Poi va in onda il video di una divertente parodia: uno spot su una caldaia inventata con De Rossi e Cattelan protagonisti e vestiti da vichinghi.
Una carriera da attore?
“Ce ne abbiamo già una che fatica abbastanza (la moglie Sarah Felberbaum, ndc)”.