Verona, Ludogorets, Lazio: le finali di Mou. Sono vietati i passi falsi
Avete presente il vecchio luogo comune del calcio – dalle infinite paternità – che recita: “Le finali non si giocano, si vincono“? Ebbene, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport, detto che se bastasse una formula magica per arrivare ai trofei occorrerebbe raddoppiarli, la sensazione è che stavolta, da domani, comincino sette giorni decisivi per la stagione della Roma. Per i giallorossi, infatti, ci sono tre partite che hanno intorno l’aura appunto di finali. Di sicuro una sarà inappellabile, mentre le altre due saranno eventualmente rimediabili, ma per una piazza come quella capitolina che vive di entusiasmi, rappresenterebbero una sorta di freno all’entusiasmo. Inutile dire che José Mourinho, pur dovendo gestire le energie, non potrà fare troppi calcoli, visto che l’obiettivo delle tre vittorie sembra essere la stella polare del club giallorosso. Verona, Ludogorets e Lazio, allora, per accelerare oppure entrare nella spirale di una piccola crisi.
La squadra gialloblù arriva alla sfida di domani zavorrata da una serie di sei sconfitte consecutive. Sulla carta, l’occasione quanto meno per non perdere contatto con la zona Champions.
Se un eventuale risultato negativo di Verona sarebbe rimediabile, giovedì in Europa League contro il Ludogorets qualsiasi risultato diverso dalla vittoria comporterebbe la retrocessione in Conference. Uno smacco per una Roma che di certo non immaginava di arrivare all’ultimo turno del girone con l’acqua alla gola.
Occhio, perché una delle trappole che i giallorossi in Europa League dovranno cercare di evitare – così d’altronde come i biancocelesti – è di disperdere parte delle energie mentali per via del derby alle porte. Andare alla sosta davanti alla Lazio sarebbe il modo migliore per lavorare in modo sereno, ma questo dipenderà anche dall’esito degli incontri delle due rivali in programma oggi e domani. Il resto lo farà la cornice dei sessantamila dell’Olimpico, per l’ennesimo tutto esaurito della stagione giallorossa. Un’arma in più per spingere la Roma, naturalmente, ma anche una spada di damocle qualora il derby – come quello d’andata della scorsa stagione – faccia rima con malinconia.