Mourinho-Friedkin, il gioco del silenzio spacca la Roma
Cosa inquieta José Mourinho? Non c’è bar romano in cui si parli di calcio senza discuterne, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. Se lo chiedono tutti, tranne – apparentemente – gli unici che potrebbero ottenere una risposta: Dan e Ryan Friedkin. Chi pensa che José abbia già deciso di andare via da Roma è almeno frettoloso. E probabilmente fraintende il senso di quella frase che sembra, è vero, una resa dei conti: “A fine stagione parlerò io e avrò molte cose da dire”. Cosa voleva dire, l’allenatore della Roma? Da giorni trova il modo per elencare i frutti del suo lavoro, la scelta di restare fatta a dicembre, la differenza di organico con le altre grandi. Il messaggio tra le righe (“La società sa cosa aspettarsi da me”) è: trovatelo un altro capace di fare quello che sto facendo io, valorizzando i giovani e senza tanti campioni.
Dicono che non parli da mesi con i Friedkin e che dalla proprietà vorrebbe capire quali progetti avrà la Roma in futuro. Chi lo conosce giura che a Mourinho non dispiaccia affatto stare a Roma. Ma che ovviamente un competitivo come lui soffra a non poter gareggiare ad armi pari con Inter e Napoli. Auspica un tavolo di discussione in tempi rapidi. Anche per capire quali siano le condizioni a cui restare. O quelle a cui andare via.
Ma Dan e Ryan Friedkin hanno una altissima considerazione delle firme sui contratti: e quindi ha senso che dal loro punto di vista Mourinho sia sicuramente l’allenatore della Roma fino al 2024. Anche Mourinho ieri ha pranzato a Trigoria con Tiago Pinto. I rapporti sono quelli di due persone che su molti argomenti hanno visioni opposte, ma devono convivere e lo fanno nell’interesse comunque.