Friedkin, il trattamento Mourinho e la furbata De Rossi
Il cuore a pezzi, non dalla vergogna come cantava Venditti. Ma dallo sgomento. Di veder uscire un Signore da Trigoria che ha portato un trofeo (anzi, facciamo due) in bacheca, migliaia di persone allo stadio e altrettante fuori orgogliose di essere rappresentate finalmente contro i poteri forti. Quel Signore, scrive F. Balzani, non sapeva cosa gli sarebbe successo stamattina. Si è presentato a lavoro, col suo staff. Finalmente consapevole che poteva preparare una partita meno ostica delle ultime e con più giorni a disposizione. Poi è arrivato il benservito. Senza preavviso, perché ai Friedkin piacciono le sorprese soprattutto quando sono messi alle strette. Ma questa di sorpresa se la potevano risparmiare. Perché Mourinho avrà anche sbagliato qualcosa, ma è l’ultimo dei colpevoli di un club che arranca dietro a colpi da cinema e galleggiamenti tecnici. Ci ha messo sempre la faccia, le lacrime di gioia e dolore, il sudore. Ci ha messo due finali appunto, ha fatto crescere giovani rinunciando anche un po’ alla sua natura. Si è appellato all’onestà dei Friedkin, ci ha creduto. Forse questo è stato un sbaglio. Ha fatto innamorare una tifoseria come forse nessun allenatore nella storia della Roma. Aveva una strada ancora da percorrere, forse breve. Ma gli andava dato il tempo di farlo, anche di sbagliare ancora.
Ora i Friedkin si rifuggono nell’effetto calmante De Rossi, mossa che credono furba perché Daniele rappresenta tanto per Roma. Ma stavolta hanno sottovalutato la razionalità sentimentale di una città che è nata ben prima del Texas. Insomma: non siamo un popolo di fregnoni, come direbbe Sordi. Hanno sentito forse qualche malumore, anche sui social. Non hanno ascoltato. Perché come diceva Enzo Bianchi. “Sentire è facile perché è esercizio dell’udito, ma ascoltare è un’arte perché si ascolta anche con lo sguardo, con il cuore, con l’intelligenza”. Guardare il monte ingaggi e poi la classifica deve essere un’aggravante per la società, non per l’allenatore. Hanno preso la decisione più facile per chi gestisce un club. La più difficile per chi conosce bene la Roma. Così hanno fatto ripiombare De Rossi nel clima di malumore respirato nei giorni del suo addio. Quando Daniele fu trattato proprio come Josè è stato trattato oggi. In fondo, c’è molta differenza? Grazie Mourinho, per aver creduto che fossimo diversi.
Resta collegato con Vogliadistringersiunpo visita il nostro shop e seguici sul nostro canale https://whatsapp.com/channel/0029VaCqluy2f3ET9fpLCT2r