I quattro dietro la risorsa in più
Un vecchio amore, il 4-2-3-1. O per essere precisi, la difesa a quattro. Da lì, Mourinho, s’è sempre spostato poco: dal Porto al Tottenham, mai – tranne in rarissime occasioni in corso di partita – si era vista la difesa a tre (o cinque), scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero.
Il tecnico giallorosso è stato costretto, dal 7 novembre scorso a Venezia, a ricorrere a una copertura maggiore per dare sicurezza alla squadra e in effetti, alla lunga, ha avuto ragione.
La solidità difensiva attuale nasce proprio da lì, da quei tre stretti (Mancini, Smalling e Ibanez) e gli esterni bassi liberi di andare. Da quel momento, solo due volte, dal primo minuto, abbiamo rivisto la Roma con i quattro difensori in linea: con la Juventus all’Olimpico (3-4) e la partita successiva con il Cagliari (1-0), 9 e 16 gennaio. Era la fase in cui veniva proposto Maitland Niles: esperimento fallito in poco tempo.
Quest’anno la sensazione è diversa e a Torino lo abbiamo visto. Teoria confutabile, ma va per la maggiore: con la difesa a quattro si attacca meglio e la Roma l’altra sera allo Stadium aveva necessità di fare gioco e di uscire dal guscio nel quale l’aveva chiusa la Juventus.
La Roma, che ora ha quattro terzini affidabili (chi più chi meno), potrà pensare di riproporre la difesa a quattro con una certa frequenza, anche per dare maggiori risorse agli attaccanti. Pellegrini tornerebbe a fare il trequartista e gli esterni alti giocherebbero con più campo davanti, Zaniolo avrebbe maggiori vantaggi.
È chiaro che con il modulo alternativo, si perderebbe un po’ di equilibrio, il punto di forza della Roma attuale e di quella del finale dell’ultima stagione, ma Mou avrebbe la possibilità di accendere maggiormente un reparto offensivo, che al momento può contare solo sul gol di Abraham segnato allo Stadium (gli altri due portano la firma di Cristante e Smalling).