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Interviste - 30/08/2022

Ranieri: “I Friedkin mi piacciono perché lavorano bene e in silenzio”

Chi dice che gli anni siano solo zavorra inutile? Se siete appassionati di calcio e provate a parlare con Claudio Ranieri, scoprirete che l’esperienza gli consente di guardare avanti come sa fare solo chi ha il passo lungo per entrare nelle previsioni degli uomini. Per questo un campionato appassionante come quello che si sta delineando non lo coglie certo di sorpresa, a prescindere da un cuore che – da sempre e per sempre – batte per i colori giallorossi.

Ranieri, ha visto che classifica emozionante?

«È una Serie A bellissima, ma se si ricorda io lo avevo già pronosticato. Vedere sei squadre appaiate al vertice, e poi Inter, Juventus e Fiorentina subito dietro, dà adrenalina a una stagione che già di per sé si preannuncia avvincente. Sarà come l’ultima gara di Formula Uno della scorsa stagione tra Hamilton e Verstappen: sosta e si ricomincia. E vediamo chi vince allo sprint».

Con il Modiale la Roma può essere avvantaggiata, visto che – purtroppo per la Nazionale – nel gruppo di José Mourinho ci sono tanti azzurri che non andranno in Qatar, così come Celik, Matic e probabilmente anche Smalling, Ibanez e Karsdorp.

«Certo. José potrà tenere i suoi vicino, senza neppure il rischio che corrano infortuni. Per un allenatore è senz’altro una cosa positiva, anche se mi lasci dire, da italiano, che la Nazionale che non partecipi al Mondiale è senz’altro una cosa triste».

D’altronde la crisi del nostro calcio lo si capisce anche dalla caccia ai parametri zero, con cui Roma e Juventus hanno costruito il loro mercato.

«E hanno fatto bene. Ci sono dei conti da far quadrare e non si possono correre dei rischi. E poi c’è da dire che giallorossi e bianconeri hanno fatto un gran mercato. Pensi a Pinto che, spendendo solo 7 milioni per Celik, ha portato a casa tanti campioni. Peccato per l’infortunio di Wijnaldum, ma è arrivato Camara, senza contare Belotti, tipico giocatore che può piacere ai tifosi».

Per quale motivo?

«Perché corre, pressa, lotta su ogni pallone. È ciò che la gente vuole dai propri beniamini. Sta anche in questo la bellezza del calcio, oltre che nell’incertezza del risultato».

Anche alla sua Roma può lottare per lo scudetto?

«Come no. I Friedkin mi piacciono perché lavorano bene e in silenzio. Non sottovalutate però la sfida col Monza. Non dia retta alla classifica, perché stanno costruendo una bella squadra. Mi ricorda il mio primo Chelsea. Con Abramovich costruimmo la squadra a campionato in corso e per assestarci ci volle un po’, ma alla fine arrivammo secondi in campionato dietro l’Arsenal e in semifinale europea. Fatte le debite proporzioni il club di Berlusconi può risalire. E hanno fatto bene a confermare Stroppa».

D’altronde Mourinho se l’è anche tatuata. A proposito, se lei vincesse una coppa europea, cederebbe all’idea di farlo?

«No, ormai sono troppo vecchio. Ma sarebbe in ogni caso tatuata sul cuore».

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