Inguardabile Roma
Non poteva andare peggio. La partita che serviva a misurare le reali ambizioni da vertice della Roma si trasforma in una disfatta, scrive Alessandro Austini su Il Tempo .
A Udine i giallorossi subiscono addirittura quattro gol dopo averne incassato solo uno nelle precedenti 4 partite e finiscono in un colpo dietro Napoli e Milan, col possibile allungo oggi dell’Atalanta. La botta è soprattutto mentale.
Surclassati dal punto di vista fisico, senza neppure uno spunto di qualità a parte un paio di Dybala, innervositi dall’arbitro Maresca che quantomeno non porta fortuna, i giallorossi escono pesantemente ridimensionati dalla gara della Dacia Arena, il primo dei tre viaggi consecutivi: ora si va in casa del Ludogorets, poi a Empoli, mentre l’ultimo impegno che precede la sosta è quello in casa con l’Atalanta, dove potrebbe rientrare Zaniolo. Che a questa Roma manca come l’aria.
Era una partita difficile e Mourinho lo aveva messo in preventivo. Ma non poteva sapere che Karsdorp si sarebbe addormentato nell’area piccola, regalando un gol inaccettabile all’Udinese al 5’. O che Rui Patricio si sarebbe fatto beffare dal rimbalzo del tiro non certo irresistibile di Samardzic nel momento di massimo sforzo romanista per trovare il pareggio.
Così, una gara già complessa e giocata davanti al ct inglese Southgate seduto in tribuna, si è fatta ancor più spigolosa. Per tutto il primo tempo è stata una lotta di nervi, con ben poco di tecnico. Dybala prima e dopo il vantaggio dell’Udinese si è costruito le uniche due occasioni in 45’ della Roma, che meritavano miglior fortuna. Dopo un finale di frazione all’insegna del nervosismo, con tanto di cartellino a La Joya (severo) e a Mourinho per proteste, a inizio ripresa il tecnico ha deciso di sparigliare le carte: fuori Cristante e il colpevole Karsdorp, dentro Belotti a comporre il tridente con Dybala e Abraham, Celik e a destra e Pellegrini arretrato in mediana. Subito altre proteste per il rigore non concesso da Maresca per una evidente spinta di Becao a Celik. Poi il gol di Samardzic, il palo di Mancini sul «solito» corner che non può diventare l’unica vera arma offensiva di questa squadra, l’ingresso di Zalewski con Celik accentrato, il tris di Pereyra con la difesa addormentata e Rui Patricio ancora poco reattivo, quindi addirittura il poker di Lovric.
Con tutto il rispetto per l’Udinese, che aveva appena battuto Monza e Fiorentina e ora ha gli stessi punti della Roma in classifica, la prestazione di ieri non ha scusanti.
Da Abraham (uscito per un problema alla spalla) a Pellegrini, da Karsdorp e Spinazzola fino a Rui Patricio, troppi uomini hanno tradito le attese, proprio nella gara che poteva segnare una svolta in positivo e invece si è trasformata nella peggiore sconfitta della Roma di Mourinho dopo il 6-1 di Bodo. Quello è stato vendicato con un trofeo, adesso bisogna di nuovo rimboccarsi le maniche.