Roma Capoccia a San Siro
Quanto sei bella Roma quanno è sera. Quando va sotto e vince in rimonta a San Siro lo è ancora di più, perché dopo la sconfitta contro l’Atalanta, ai giallorossi servivano come il pane questi 3 punti. Per tanti motivi, il primo ovviamente è la classifica, poi per continuare a testare, dopo la gara contro la Juve e quella contro l’Atalanta, la forza di una squadra che da questa stagione è tornata big e doveva iniziare a giocare da tale.
Senza Mourinho in panchina, in quello che è stato il suo stadio, con Dybala a mezzo servizio e una serie di giocatori ancora in rodaggio, la Roma ha bisogno di un tempo per adattarsi alla scelta tattica dello Special One, che lascia Tammy Abraham in panchina per non dare punti di riferimento alla difesa statica dell’Inter. I giallorossi vanno sotto due volte, la prima per colpa di Dzeko, ma il VAR annulla, la seconda volta per colpa di Dimarco (con la complicità di Rui Patricio). Una squadra che fatica, incapace di tirare in porta, quando di solito il problema è l’opposto (tanti tiri e pochi gol).
La differenza la fa spesso il campione nel calcio e Dybala da quando è arrivato a Roma la differenza la fa ogni partita. Con una sua magia (grazie a una buona azione di Spinazzola) la partita cambia, i giallorossi rientrano dagli spogliatoi galvanizzati, l’Inter sa che può essere colpita concedendo anche solo un tiro. Così è il canovaccio del match fino a che la Joya non chiede il cambio e, giocoforza, tutto quello appena scritto si annulla, con l’Inter che coglie una traversa e Lautaro si galvanizza.
“Oggi me sento che”, sembra dire Pellegrini prima di calciare a centro area per Smalling che ormai sorprende più per aver rilasciato le interviste in italiano che per il suo essere decisivo (così come lo fu a Bergamo nell’altra grande vittoria contro una big in trasferta). Da attaccante vero, sfugge alla marcatura del suo collega di reparto Skriniar e segna, di testa, il gol vittoria. Alla fine è Roma Capoccia a San Siro.