Pellegrini, capitano sotto stress: il gol è un tabù, ma ora deve riprendersi la Roma
Nell’ennesima batosta nel derby, c’è una Roma intera sotto esame. Neanche Lorenzo Pellegrini si salva, da cui ci si aspetta uno squillo ormai da mesi. Lo dicono i numeri e le prestazioni. La stracittadina di domenica è stata la tredicesima partita consecutiva tra campionato e coppe in cui il capitano non ha messo a referto né un gol né tantomeno un assist. L’ultima rete della Roma in cui è entrato il numero 7 è quella dell’8 gennaio col Milan, l’assist per Ibanez che ha riaperto la partita prima del pareggio di Abraham. Quattro giorni prima è invece datato l’ultimo gol del capitano giallorosso, all’esordio nel 2023 col Bologna vinto con un suo calcio di rigore. In campionato Pellegrini ha segnato la miseria di due reti, entrambe decisive ma dagli 11 metri, con 5 assist, anche se l’ultimo risale appunto a più di due mesi fa. Un’involuzione netta, soprattutto considerando che il suo raggio d’azione è fisso nella trequarti e mai in mediana, dove è consolidata la coppia Matic-Cristante con Wijnaldum in alternativa. Tanto per dire, nello stesso anno solare Paulo Dybala è entrato in 12 gol della Roma tra reti e assist. A Pellegrini non si chiede di avere gli stessi numeri, per carità, tra lui e la Joya c’è almeno una o forse due categorie di differenza, ma il deserto negli ultimi 30 metri fa preoccupare.
In primis i tifosi, ma anche Mourinho che pure non lo toglie mai e mai lo lascia riposare, anche ora che ha qualche alternativa in più in panchina. Dal 4 gennaio Pellegrini ha giocato 15 partite in 74 giorni, scendendo in campo da titolare in ognuno di questi match. Ha saltato solo Spezia, Verona e Sassuolo, in cui era ai box per la tremenda ferita alla testa. E il tour de force di Lorenzo non si fermerà neanche con la pausa per le nazionali, visto che è stato convocato da Mancini per le sfide con Inghilterra e Malta che si giocheranno giovedì e domenica. Pellegrini non dovrebbe partire titolare, almeno al Maradona con gli inglesi, ma sta di fatto che cambierà modo di allenarsi e anche mentalmente dovrà restare ad alti livelli. Quelli che con la Roma fa fatica a toccare da parecchi mesi. Il capitano giallorosso ha segnato, oltre ai due in campionato, anche tre gol in Europa League nei gironi di cui due su calcio di rigore (contro il Ludogorets). L’unica rete su azione della sua stagione è datata 15 settembre all’Olimpico con l’Helsinki.
E da qualche tempo anche i tifosi hanno manifestato il loro malumore per le prestazioni di Pellegrini, che pare costantemente stanco e spesso in ritardo. Tanto da arrivare a fischiarlo in qualche uscita dal campo, come con l’Empoli il 4 febbraio scorso. E portando alla reazione rabbiosa di Mourinho in conferenza stampa: “Qualcuno non capisce lo sforzo, i sacrifici. Ha giocato 95 minuti tre giorni fa e oggi altri 94. Non è facile. Però come minimo lui sa che il suo allenatore lo rispetta, rispetta il suo sforzo e tutto quello che fa per la squadra. E ovviamente quando parliamo di 60mila persone, se ci sono 50 che fischiano non è una grande espressione“. Così lo Special One ha risposto alle critiche piovute anche sui social. C’è da dire che Pellegrini ha spesso e volentieri giocato sul dolore, ha stretto i denti per la squadra da capitano, come è vero che pure nella prima parte di stagione i numeri mai gli hanno dato ragione. Di sicuro l’arrivo di Dybala gli ha tolto un po’ di spazio, in campo e non solo, lo ha oscurato, privandolo del ruolo di leader tecnico. Ma dai 14 gol della scorsa stagione e gli 11 dell’anno precedente, al momento passa più di un abisso. E questo, insieme al malcontento poco celato dei tifosi, ha fatto aumentare di molto la pressione sulle sue spalle. Con i mugugni che si riferiscono pure al suo ricco ingaggio (è tra i più pagati). Mourinho continua a puntare su di lui, gli ha affidato le chiavi dello spogliatoio con una fascia di capitano che per il mister conta tanto. Però adesso è arrivato il momento di tornare decisivo, indossare l’elmetto (e non il caschetto protettivo) e riprendere i gradi da condottiero, dimostrando di essere lui per primo da Champions.