L’inquietudine di Mou
Qualche giorno fa, osservando una seduta di allenamento presso l’Estadio Municipal di Albufeira, è subito balzato agli occhi – nel lavoro di José Mourinho – qualcosa di diverso rispetto alla passata stagione: la sfrenata e continua ricerca della famigerata uscita/costruzionedal basso. Ma – sottolinea Alessandro Angeloni su ‘Il Messaggero’ – quando José vede che lì davanti, l’attaccante di turno perde il pallone, va su tutte le furie. Per due motivi: si interrompe una potenziale azione offensiva per un disagio tecnico e si dà la possibilità agli avversari di ripartire velocemente, prendendo in controtempo la difesa. Come si risolve questa situazione? Con un giocatore diverso. Serve una punta di movimento,abile tecnicamente, forte nell’attaccare gli spazi. Più un centravanti di manovra che d’area. Ecco perché l’uomo dei sogni era, e resta, Alvaro Morata. In Serie A, tanto per fare un esempio, Alvaro ha segnato 35 reti, con 29 assist. Ventitrè reti e undici palle gol in Champions League.
Ed ecco perché Mou non ha fatto altro in questi giorni di lanciare messaggi in codice, sempre (o spessissimo) riferiti allo spagnolo. Che come noto, costa tanto e la Roma non può – almeno per ora – andare a prendere. Tutto questo Mou vorrebbe tanto raccontarlo, spiegarlo, ma non può, non vuole fare casino. Non è questo il momento, né il luogo e il mercato è ancora aperto e in pieno divenire. Però è inquieto, perché il suo lavoro sul campo non può essere completo al cento per cento. E’ chiaro che Pinto porta avanti un mercato “aziendale”, José ne sogna un altro. Aouar e gli altri nuovi sono di suo gradimento, specie il franco algerino, tecnico e tosto, buono nei due moduli di riferimento. Belotti è apprezzato dal tecnico, lo scorso anno lo ha chiesto espressamente. Ma al momento non riesce a dargli totalmente quello che chiede.