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Bar Calcio - 25/08/2021

Serie A, come stanno le sette sorelle

Impressioni d’agosto, strappate al primo vagito del campionato. Ha fatto un gran caldo, c’è il mercato di mezzo, i lavori in corso ingombrano la strada, è prestissimo per valutazioni sapide. Si intuisce però, scrive Il Messaggero, che tra le sette sorelle deputate e i restanti due terzi della serie A tira aria di differenze sostanziali, incolmabili. Due pareggi in 10 gare, vincono tutte e sette le favorite tranne la Juve, e quelle sette segnano 17 dei 36 gol totali (mai così tanti dalla prima di campionato del 1950), subendone appena 5. Il solco sacro è già tracciato, e non ci voleva Romolo.

JUVENTUS
Per unanime atto di fede della critica, in ossequio all’equazione-Allegri (se c’è lui arriveranno più punti che con Pirlo: sicuri?), la Juventus è la favorita. Ma si rimonta da sola due gol a Udine, Max pasticcia con i cinque cambi e lo ammette, Ramsey regista è un pio desiderio e un messaggio, poi c’è la grottesca grana di Ronaldo. Finora è costato 300 milioni, eppure ormai è ospite indesiderato da sbolognare a chicchessia, è il cerino in mano ad Agnelli. La sensazione è di un ambiente fragile e con fragili certezze, anche tecniche. Almeno Dybala promette risvegli.

INTER
L’Inter è parsa serena, nonostante un’estate antipatica e mossa. Molto ci ha messo il Genoa. Cerca attaccanti per assistere Dzeko (reggerà i ritmi di una stagione all’Inter? Bella domanda), teme ancora di perdere Lautaro, sotto sotto sospetta che senza Lukaku e Hakimi si sarà più deboli per forza. Da valutare alla lunga l’adattabilità di Calhanoglu a un ruolo che gli imporrà molte corse all’indietro contro avversari tosti. Handanovic pare flettersi. Parecchio dipenderà da come reagirà la squadra ai molti millibar di pressione in meno di Inzaghi, rispetto a Conte, e ai borbottii di San Siro quando le cose si faranno difficili.

ROMA
La Roma doveva partire forte, perché è l’unica con un impegno internazionale d’agosto e perché José lo vuole. Ha già una sua dignitosa struttura d’insieme, si slabbra poco, mostra fiducia. Cerca equilibri difensivi senza disperdere una goccia di talento offensivo, che è cospicuo con i due nuovi acquisti esotici, Eldor e Abramo. Se sul mercato troverà muscoli e personalità, ci si faranno i conti. Difficile pensare a un Mourinho che sogna di lottare per il quarto posto.

LAZIO
Al di là della vittoria di Empoli, in chiaroscuro, la Lazio potrebbe essere la più lenta delle 7 a decollare. Sarri impone una rivoluzione completa di mentalità: si passa dal sistema metrico decimale con metri e centimetri, al sistema imperiale britannico, con piedi, pollici e yard. Ma si può fare. Il Comandante vuole gente di gamba alla Basic, e pazienza se Luis Alberto non si allinea: un centrocampo con lui e Milinkovic insieme può non essere sostenibile, se lo spagnolo non aumenta l’intensità. Si attende il miglior Immobile, e un’ala dal mercato. Rimane debole in porta.

MILAN
Contro la Samp la sfanga, ma il Milan è tutto da chiarire. Ha pochi gol in canna: Giroud non è mai stato una mitraglia e Ibra, siamo seri, quanto può offrire a 40 anni? Di Kessié non v’è certezza, il mercato chiama, vedremo, e lì gireranno le cose pure per Pioli. Eppure il tutto ha l’aria di un progetto con diverse incognite. Maignan bel portiere, ma da proteggere.

NAPOLI
L’immobilità del Napoli sul mercato è la storia dell’estate: unico ingaggio Juan Jesus (omissis). L’acquisto vero è Spalletti. Con l’hombre vertical delle panchine, lentamente si migrerà verso un arrocco difensivo diverso da Gattuso e via negli spazi con Osimhen e Insigne. Ma serve un centrocampista, almeno. Chissà. De Laurentiis è ancora infuriato per quello strano Napoli-Verona di maggio, e non ha torto a farlo pesare ai giocatori. Intanto col tenero Venezia hanno dimostrato di essere quadrati, tenaci.

ATALANTA
Si dice che dopo 3-4 anni un allenatore esaurisca la sua influenza su un gruppo. Gasperini è al sesto anno di Atalanta, e non è un uomo semplice, l’aneddotica gronda di esempi. Nessuno come Gasp migliora i giocatori che ha, pochi li stressano come lui. L’Atalanta ha cambiato portiere, è sempre lei in apparenza. Alcuni le chiedono lo scudetto, sembra un’enormità. Intanto, a Torino ha vinto come le grandi, senza meritarlo e nel recupero.

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