5 anni fa ci lasciava Giorgio Rossi: ecco perché non lo dimenticheremo mai
Giorgio Rossi è stato infatti il tesserato con la più lunga militanza nella Roma. Dal 1957 al 2012, 55 anni al servizio della causa giallorossa.
Si racconta che un giorno il presidente della Roma Franco Sensi, prendendo sotto braccio Aldair, lo condusse davanti a Giorgio Rossi e gli disse sorridendo: “Vedi, questo è il vero proprietario della Roma”.Un affettuoso attestato di stima che fa il paio con una felice definizione di Luciano Spalletti, che qualche anno più tardi lo avrebbe investito del ruolo di “presidente dello spogliatoio”. E si potrebbe andare avanti per ore, mettendo progressivamente in luce la sua straordinaria importanza. Massaggiatore, sì, ma anche padre, amico, confidente, complice, tutto. Giorgio non ha solo massaggiato i muscoli dei giocatori della Roma, ma ne ha anche accarezzato i cuori.
La sua collaborazione con il Club inizia nel settore giovanile. Esattamente alle 7:35 del 16 agosto 1957, quando risponde alla convocazione alla stazione Termini. Bisogna partire alla volta di San Remo, dove i ragazzi di Guido Masetti avrebbero dovuto disputare e vincere il torneo internazionale “Carlin’s Boys”, uno dei più prestigiosi trofei giovanili.
Approdato al settore giovanile giallorosso su segnalazione di un altro storico massaggiatore, Roberto Minaccioni (la firma sul suo primo contratto è quella di Renato Sacerdoti), compie un irripetibile cammino all’interno del settore giovanile.
Si affaccia in Prima Squadra per la prima volta durante il ritiro pre-campionato a Campobasso nel luglio 1965, come aiutante di Angelino Cerretti. Da quel momento Giorgio si divide tra la sua primaria responsabilità, quella del settore giovanile, e un ruolo di supporto al massaggiatore titolare. Ruolo che nel frattempo è passato dalle mani d’oro di Cerretti a quelle ugualmente sapienti di Minaccioni, che rimane sulla breccia sino al 1979.
Con l’arrivo di Nils Liedholm, il ruolo di massaggiatore titolare spetta all’indimenticato Vittorio Boldorini. Il Barone però, colpito dalla facilità di Rossi di costruire un rapporto con i giocatori e ammirato dalle sue capacità professionali, richiede il suo passaggio in pianta stabile in Prima Squadra.
Vive così da protagonista tutto il ciclo d’oro della Roma di Viola conquistando il primo tricolore della carriera e arrivando al seguito della squadra sino alla finale di Coppa dei Campioni. Nel 1986, alla soglia dei trent’anni d’ininterrotta militanza, il nostro Giorgio, romano “de Roma” (nato a quattro passi dal Colosseo, a Via Pietro Verri), diviene “primo massaggiatore” giallorosso. Lo aspettano ancora gli ultimi anni della gestione Viola, l’interregno di Ciarrapico e infine, dopo la breve parentesi di Ciro Di Martino, gli anni della gestione di Franco Sensi, coronati dalla conquista del suo secondo titolo italiano personale. Il terzo nella storia romanista.
Il filo giallorosso che segue la storia romanista di Giorgio Rossi si estende fino alle 22:30 del 5 maggio 2012. Quel giorno, prima di Roma-Catania, gli venne tributato un gigantesco applauso, con tanto di giro di campo e striscione della Sud (“La Curva Sud ti rende omaggio: Lode a Te Giorgio Rossi”). Francesco Totti, Daniele De Rossi e Simone Perrotta, a nome della Società, gli consegnano una targa e una maglia con il suo nome e il numero 55. Cioè gli anni trascorsi nell’organico della Roma.
La sua parabola rimane un esempio risplendente nella storia del Club, all’interno del quale ha esercitato un ruolo di discreta ma fondamentale presenza, fino a portare Francesco Totti a dire che “Giorgio Rossi è come la legge, uguale per tutti, perché lui tratta con la medesima attenzione, tutti, dal presidente, all’ultimo ragazzo del settore giovanile”.
(asroma.com)