Vigilia del derby per la Roma, sarà il primo per José Mourinho sulla panchina giallorossa. E il tecnico portoghese, come di consueto, ha parlato nella conferenza stampa di viglia. Queste le sue parole:

Nella sua carriera ha giocato 119 derby in quattro nazioni differenti. Come si immagina il primo derby a Roma? Che atteggiamento vorrà?
“I numeri solo voi li sapete. Anche le 1.000 panchine l’ho saputo dalla stampa quando ne mancavano cinque o sei. I derby sono tutte partite belle da giocare e che non preoccupano un allenatore, perché non bisogna motivare i giocatori. Sono partite belle da giocare e belle da preparare, perché non esiste il problema di concentrazione. Magari con l’Udinese la gente pensa più al derby. La gente sta al 100% nella partita. È bello da giocare e preparare. Mi aspetto quello che dico dal primo giorno: giochiamo per vincere, sappiamo che non possiamo vincere sempre, dall’altra parte c’è una squadra che ha ambizione come noi. Noi vogliamo vincere e se non dovesse succedere voglio uscire dal campo con la sensazione che i ragazzi hanno dato tutto”.

Ho avuto l’impressione di vedere che la Roma attuale è la squadra meno talentuosa che ha allenato, meno pronta. Crede che sia una delle sfide più importanti della sua carriera?
“Una sfida diversa senza dubbio. Quando abbiamo parlato per la prima volta dal primo minuto col direttore e con la proprietà non ho avuto dubbio. Sappiamo dove volevamo andare. Ho avuto delle squadre prima con qualche dubbio, qui non esistono dubbi. Non è la sfida più difficile”.

Lei si colloca più sulla versione zemaniana del derby o in una dimensione alla Garcia che il derby non si gioca, si vince?
“No, rispetto Zeman e Rudi ma non vado a commentare le loro parole né a dire con chi mi identifico. Penso che è importante parlare poco e giocare tanto. Tutto quello che puoi dire prima della partita, le parole possono andare via col vento. Non diciamo che facciamo questo o quest’altro. È l’ora della verità. Io sono qui è un obbligo per voi, un rispetto per voi e per la gente, ma le parole sono di circostanza. Le parole sono domani, là dentro, dal primo minuto”.

Pellegrini mancherà e si noti molto l’assenza di assist e gol fatti, ma soprattutto il lavoro in fase difensiva. C’è un giocatore nella sua squadra che ha queste caratteristiche che possa fare il doppio lavoro di Pellegrini?
“Di Pellegrini ce n’è uno solo. Io non volevo parlare di questo, ma tu hai fatto il suo nome. Non è facile parlare di lui in queste circostante. Io potevo anche dire che la partita di domani è iniziata al 90′ di Roma-Udinese. C’è differenza tra avere Pellegrini e non averlo. Sia dal punto di vista tecnico che di leadership. Penso che la domanda vuole arrivare a chi gioca e a chi no, però non dico nulla, in modo molto onesto. Non lo dirò”.

Spesso ha parlato di empatia del pubblico. Quale pensa possa essere l’apporto dei tifosi romanisti rispetto agli altri derby giocati? Come vive la settimana?
“Questa settimana quello che mi ha colpito di più è il modo come la gente è stata con la squadra prima con l’Udinese, dopo la sconfitta. Quello mi fa capire che c’è empatia. Perché empatia dopo vittoria è artificiale qualche volta, che va via con un risultato negativo. Abbiamo perso e non abbiamo giocato bene e per strada nel pullman per arrivare allo stadio, nei momenti difficili della partita con uno in meno, è lì che si sente questa empatia. Penso che i tifosi meritino tutto da noi e che i ragazzi sitano meritando tutto da loro. I tifosi danno ai ragazzi quello che meritano e i ragazzi ogni minuto in campo stanno rispettando la passione che la gente ha. Quasi al 100%, perché la certezza nel calcio non c’è mai, posso dire che i tifosi sentiranno domani che la squadra gioca per la nostra professionalità, ma anche per la loro passione.”.

Le era mai capitato di trovare tifosi che chiedono a una squadra di perdere come in Lazio-Inter del 2010? In quel caso ha capito la rivalità di questa città?
“Devo capire di più. Una cosa è sentire e un’altra è essere dentro e capire. La rivalità è una cosa bella al 100%. Se sei del Real Madrid e il Barcellona non può vincere, spera che non vinca il Real. Se sei in Portogallo e alleni il Porto, il Benfica preferisce che vinca un’altra squadra se non può vincere. Mi piace tanto giocare i derby, ho il privilegio di giocarne uno in più e nuovo ed essere più ricco di questa esperienza, per capire cosa vuol dire Roma-Lazio. Al di là dei significati voglio che la mia squadra ha l’ambizione di vincere un derby. Non è l’unico obiettivo della stagione. Di quella partita mi ricordo che abbiamo vinto 2-0 e si poteva dire che i tifosi della Lazio non erano in appoggio alla loro squadra. Lo sentivi”.

Fino a poco tempo fa passava per antipatico: è cambiato il suo modo di comunicare o gli avversari hanno meno paura di lei perché non guida la squadra più forte?
“Aspetta che arriva (ride, ndr). Dimmi perché avrei dovuto litigare con qualcuno in questi due mesi. L’unica cosa negativa è stata l’espulsione di Pellegrini. Non potevo litigare con l’arbitro, altrimenti avrebbe cacciato anche me. Bisogna controllare la frustrazione, con la stampa si va più freddi e tranquilli. Non devo essere io a cercare di litigare. Io rispetto, la gente mi rispetta. L’arbitro di Udine era giovane, ha fatto una cagata, la prossima volta farà meglio. Non c’è motivo di litigare”.

Ho guardato il suo primo Tottenham e nelle prime 7 partite ha giocato solo 13 giocatori. A Roma sta usando la stessa metodologia. Qual è la motivazione? Che cosa devono fare le seconde linee per far sì che possano guadagnare il posto?
“Io non vado a litigare con te ma la domanda che mi fai sarebbe la stessa domanda se io faccio giocare 20 giocatori e se non punto sulla stabilità e sulla dinamica perché quando si cambia tanto è difficile per i giocatori trovare stabilità. Quando si trova stabilità ad inizio stagione dove non c’è stanchezza o limiti fisici si punta sulla stabilità, dopo arriverà il momento di fare turnover. Sono opzioni, la mia è ovvia, sono arrivato e giochiamo in un modo diverso da prima abbiamo bisogno di stabilità e di fiducia. La gente che non sta giocando è gente giovane, ha bisogno di tempo e non è preparatissima per entrare diretta nella squadra. Ha bisogno di più tempo. Mi sembra un processo normale”.

Sia Roma che Lazio sono squadre offensive. Domani servirà più coraggio ad attaccare o attenzione a difendere?
“Con la palla vogliamo giocare, aggredire e segnare. Senza palla si deve rispettare una squadra di qualità con giocatori di qualità. Bisogna difendere. È molto difficile vincere se sei bravo solo in una fase di gioco. Per vincere domani c’è bisogno di una partita completa”.

A proposito dell’avversario, affrontate un avversario che difende alto ma è capitato che la pressione è saltata. Quanto è importante domani giocare sotto pressione?
“È una buona domanda ma è un tipo di domanda a cui non mi piace rispondere perché è toccare i punti chiave. Hai analizzato qualità e modo di giocare, filosofia di gioco del nostro avversario in modo molto veloce e bene. Ma parlare di quello che vogliamo fare non vado più al di là delle cose basiche che è: con palla vogliamo segnare, senza palla vogliamo difendere bene perché è una squadra di qualità”.

“Volevo dire che è un periodo difficile per la famiglia Zalewski. Siamo tutti con Nico, vediamo domani, ma sarà una decisione sua se ci sarà o noi. È importante che sarà lui a decidere, dovrà iniziare a vivere in un mondo nuovo per lui, un mondo senza suo papà. Io lo voglio per domani, vediamo cosa dice lui. Non mi avete chiesto di Viña: io penso Viña sì”.

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