Pelle da capitano: Lorenzo è l’uomo in più della Roma.
Mancava solo la ciliegina. Puntuale è arrivata. Come scrive Piero Torri sulle pagine del romanista, a santificare quella firma fino al duemilaventisei, ufficializzata ventiquattro ore prima che si scendesse in campo contro l’Empoli. Siglata dopo mesi di trattative, ma voluta fortemente dalla società, ancora di più dal giocatore che, prima di qualsiasi discorso economico che pure conta, ci mancherebbe, alla sua Roma aveva chiesto soprattutto garanzie tecniche, ditemi che ambizioni avete e io rimarrò per sempre. Le garanzie le ha avute, la firma c’è stata e adesso inseguiamo le ambizioni. Un’altra partita da numero uno. Da Capitano vero. Da giocatore in grado di fare la differenza. Gol al tramonto di un primo tempo vissuto con crescente ansia, l’assist dell’armeno, lo stop preciso di destro e poi, ancora di destro, a pescare il cantuccio della felicità. Lì, proprio sotto la Sud in festa. La corsa verso i tifosi a braccia allargate. Il sorriso di chi sa che ha un grande futuro alle spalle perché il bello deve ancora arrivare. Il pubblico a gridare il suo nome. La conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di un amore finalmente sbocciato, alla faccia di chi aveva messo in dubbio per troppo tempo le sue qualità, al punto che troppi ciarlatani ne avevano auspicato la cessione. Perché le indiscutibili qualità sono quelle di Lorenzo, Lollo (così lo chiama pure Totti) Pellegrini, anni venticinque, il Capitano che prosegue una storia che è soltanto nostra e che continuerà a essere soltanto nostra, la fascia a un romano e romanista. Trequartista-centrocampista a tutto campo, migliore in campo pure ieri, timbrata la settima ciliegina stagionale in appena undici partite (e una saltata, il derby, per una fesseria arbitrale che alla Roma è costata tantissimo), quattro in campionato, tre in Europa, non ci sono altri centrocampisti in Europa che sono stati in grado di mettere insieme, in questo inizio di stagione, numeri di questo tipo. Numeri da applausi. «Niente di meglio che una vittoria, insieme a voi e con un gol» ha scritto su Instagram Lollo nostro.
Ci voleva san Josè da Setubal per farlo capire a tutti. Forse pure a Lollo nostro che, da quando da queste parti è sbarcato il portoghese che non deve chiedere mai, ha finalmente indossato i panni che gli spettano. Quelli del campione. Mourinho lo ha detto a lui, lo ha detto a noi, lo ha detto ai tifosi, lo ha detto al mondo, «se avessi tre Pellegrini, giocherebbero tutti e tre, sempre». E con quella maglia numero sette addosso, Lollo nostro sta rispondendo da numero uno. Protagonista assoluto, seconda punta, trequartista, centrocampista box to box, presente in tutte le zone del campo, sempre pronto a dettare il passaggio al compagno in difficoltà, nessun timore a provare pure qualche numero da effetti speciali, numeri che in altri tempi probabilmente non avrebbe neppure azzardato, conseguenza dei ciarlatani di cui sopra. E Capitano nel senso più pieno della parola che, da queste parti, un certo peso ce l’ha. Lo aveva incoronato, in tempi non sospetti, nientepopodimenoche che un certo Francesco Totti, identificandolo come l’uomo giusto al posto giusto per raccogliere un’eredità che definire pesante è un esercizio di grande ottimismo. Lollo gli sta dando ragione su tutto il fronte, partita dopo partita, gol dopo gol, effetto speciale dopo effetto speciale. Anche per tutte queste ragioni, la firma sul rinnovo contrattuale che andrà a scadere nel lontano duemilaventisei, quando Lollo nostro avrà superato i trenta, non poteva non arrivare. La nuova società, del resto, non aveva fatto mistero di aver individuato nel numero sette l’uomo copertina del nuovo corso, il giocatore che doveva, deve e dovrà rappresentare l’identità romana e romanista.
Davvero, non poteva esserci scelta migliore. Perché siamo convinti che siamo soltanto all’inizio dell’ennesima, grande, storia giallorossa.