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Interviste - 14/10/2021

Rosella Sensi: “Io, da papà a Mourinho: domenica sarà come un derby”

La Roma nel destino. Nonno Silvio fu tra i fondatori, papà Franco dirigente e poi proprietario, lei l’ultima presidente prima dello sbarco americano. Rosella Sensi sfoglia i ricordi e sorride pensando che alla sua famiglia sono legati uno scudetto e l’ultimo trionfo, la Coppa Italia 2007-08: “La Roma è qualcosa di unico, contribuire a realizzare i sogni dei tifosi una gioia immensa“.

Con un po’ di fortuna, gli scudetti potevano essere due: Ranieri giunse a un soffio nel 2009-2010. 

Potevano essere anche di più: meritavamo già due anni prima con Spalletti, ma quella frenata fu davvero clamorosa.

Vinse l’Inter di Mourinho. 

Da avversario ci ha fatto soffrire, ma sono molto contenta che oggi sia giallorosso.

Può essere per Friedkin ciò che Capello fu per suo padre? 

Non gli manca nulla: da tifosa scaramantica, mi limito a dire che me lo auguro.

Domenica sfiderà la Juve. 

Non è mai una sfida qualsiasi: rientra, come il derby, tra gli appuntamenti più attesi.

Il primo ricordo?

Brutto: il gol annullato a Turone. Avevo 10 anni. Però ne conservo bellissimi: su tutti il 2-2 in rimonta a Torino nel 2001, chiave dello scudetto.

Segnò Nakata e i bianconeri protestarono per le regole sugli extracomunitari cambiate in corsa: le polemiche tra i due club sono un destino?

Noi le abbiamo più subite che creare.

Il simbolo di quella Roma? 

Totti è stato un grande capitano, ma dico il gruppo. Quell’anno ci fu una coesione totale: squadra, società e tifosi.

A volte alla Juve sono stati associati i poteri forti: a lei è capitato di riscontrarli? 

Mettiamola così: in Italia alcune squadre avrebbero meritato di vincere di più.

I presidenti come suo padre si sono estinti…

Forse oggi, come figura, si avvicina solo De Laurentiis. Il calcio è cambiato, ma l’approccio finanziario non può cancellare la passione: l’attuale proprietà della Roma, rispetto alla precedente, tiene in conto i tifosi e ne sono contenta.

La gestione precedente ha chiuso il rapporto con Totti. 

Ha buttato via un’occasione, Francesco ha intrapreso un nuovo percorso.

Lei, dopo la cessione, non è più andata allo stadio. 

Spero di ritornarci adesso, mi è tornata voglia: merito dei nuovi proprietari, del modo in cui si sono posti verso la Roma.

Dopo Totti e De Rossi, c’è un altro campione romano: Pellegrini. E giovani come Zaniolo possono aprire un ciclo. Nel calcio di oggi, c’è spazio per le bandiere? 

Dipende da chi le gestisce. Questa proprietà farà in modo di trattenere i gioielli.

Juve a -10 dalla vetta…

Ritardo netto, ma è presto per ritenere lo scudetto precluso.

La sua favorita per il titolo?

Il Napoli sta andando benissimo, ma il campionato è incerto.

Lei è stata la seconda presidente donna nella storia e vicepresidente di Lega: quanto è stato difficile? 

Da parte dei miei colleghi di Serie A, mai un’ombra di maschilismo. Meno moderni alcuni presidenti stranieri.

Le è capitato di essere considerata non “la presidente”, ma “la figlia di Franco”? 

È capitato, ma per me è motivo di orgoglio.

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