La Roma si batte da sola: contro la Juventus non bastano due reti di vantaggio
Se c’era un modo doloroso per perdere anche questa partita, la nona in campionato su 21 giocate (quasi una su due), la Roma l’ha saputo scegliere quasi con inedita crudeltà, ad attentare il cuore di tifosi ormai abituati al peggio, anche se ogni volta fa più male. Ma perdere 4-3 contro la Juventus nella versione peggiore degli ultimi anni, dopo essere andati in vantaggio per 3-1 all’inizio del secondo tempo, con sei minuti e una manciata di secondi di blackout incommentabili durante i quali la squadra si è letteralmente squagliata come quando negli incubi più paurosi non riesci a scappare dal tuo nemico peggiore perché una forza extraterrena ti incolla le gambe. E quando mamma ti sveglia dall’incubo e ti accarezza ricordandoti che la tua vita dipende da te, e non dai tuoi fantasmi, e quindi il Var si ricorda della sua funzione e ti restituisce un rigore che non pensavi di aver meritato, tu ripiombi nell’incubo scacciando anche quella possibilità, sbagliando il rigore e fregandotene di tutto, come se in fondo in fondo il tuo animo volesse davvero ballare con i dannati nell’inferno, ad espiare chissà quali peccati.
Ci perdoneranno, scrive Daniele Lo Monaco, i tifosi che avranno la forza di leggere queste righe per gli accostamenti danteschi, ma non troviamo razionale spiegazione per raccontare ciò che è successo dal vantaggio iniziale di Abraham (colpo di testa all’11° su un corner ben battuto da Veretout), passando per il pareggio di Dybala al 18° (sinistro chirurgico dal limite) e per i gol ad inizio ripresa che sembravano finalmente premiare la Roma anche oltre i suoi meriti, magari in linea con i demeriti della modesta Juventus vista fin lì, con le reti di Mkhitaryan al 3° della ripresa (con deviazione di De Sciglio a rendere la parabole imprendibile per Szczesny) e addirittura con la punizione gioiello di Pellegrini all’8°. Tutto troppo bello e troppo scorrevole, persino razionale nella logica risarcitoria per le sofferenze patite dai romanisti fino a questo punto della stagione. E invece il destino era in agguato e dal 25° al 32° la Juventus ha segnato tre volte, prima con Locatelli lasciato libero di saltare in area tra Cristante e il neoacquisto Maitland-Niles, poi con Kulusevski, abile a scaraventare in rete una respinta su tentativo di Morata e infine con De Sciglio, veloce ad infilarsi in area su azione dal fallo laterale, con la Roma tutta ferma a guardare. Fino a quell’incredibile epilogo finale, il rigore al Var, De Ligt espulso, l’occasione per pareggiare dal dischetto con poi dieci minuti addirittura per vincerla, e invece Szczesny che para il tiro a Pellegrini come aveva fatto a Veretout all’andata e la partita che praticamente finisce lì.
Eppure all’inizio Mourinho sembrava aver sorpreso Allegri (o meglio, Landucci, mentre il titolare era rilassato in tribuna). La sorpresa è venuta dall’assetto, 4231 per la Roma, con Maitland-Niles appena sbarcato in Italia subito titolare della fascia destra, con Smalling e Ibañez centrali e Viña a sinistra, Cristante e Veretout davanti alla difesa, Mkhitaryan e Felix (non Shomurodov al posto dell’indisponibile Zaniolo) esterni e capitan Pellegrini alle spalle di Abraham. Squalificati Karsdorp e Mancini, Mourinho ha pensato di tornare all’antico, tenendo la carta Kumbulla come eventuale alternativa in difesa e senza cambiare ruolo agli altri, anzi, rimettendo Pellegrini nel suo regno di mezzo. Tatticamente Juve a specchio con Chiesa e McKennie esterni e Dybala in verticale con Kean, Locatelli e Bentancur in mezzo, Cuadrado, De Ligt, Rugani e De Sciglio in difesa. Per un quarto d’ora in campo c’è stata solo la Roma, subito aggressiva nelle pressioni e nell’atteggiamento, con gli attaccanti pronti a dettare ogni passaggio in profondità, Felix a far penare Cuadrado sul suo stesso terreno (la velocità), con Micky invece abile a far superiorità numerica a trequarti nei duetti con Pellegrini, lasciando magari spazio in fascia al neo arrivato Maitland-Niles, subito volitivo. Ma è sui calci piazzati che la Roma ha trovato maggiormente scoperti i bianconeri: già al 7° Smalling dalla zona lasciata scoperta dai bianconeri ha fatto da torre per Abraham che ha deviato di testa all’angolino, con Szczesny pronto ad intervenire. All’11° da angolo è arrivato il vantaggio, stavolta con Abraham pronto a svettare sul primo palo davanti a Rugani e a deviare imparabilmente nella porta. Per l’inglese ottavo sigillo in campionato (più sei in Conference). Al 14° l’ennesimo episodio controverso interpretato a sfavore della Roma, con un’altra azione insistita in area e conclusione forte di Pellegrini deviata da De Ligt prima col piede proteso e poi, in corner, con il braccio destro decisamente largo: davanti alle rumorose proteste giallorosse, Massa ha spiegato chiaramente che il precedente tocco di piede dell’olandese lo scagionava rispetto all’evidente tocco irregolare di mano. E che l’arbitro potesse sostenere questa tesi ci sta, ma il suo collega al Var, Di Paolo, avrebbe dovuto analizzare meglio l’episodio, cogliendo il braccio già larghissimo dello juventino nell’opposizione al romanista. Ma stavolta il Var non ha assistito la Roma. Al 16° ci ha provato Cristante, con Szczesny abile a bloccare a terra. Poi al 18° la prima beffa: alla prima offensiva, Chiesa ha virato da sinistra verso il centro, trovando curiosamente libero Dybala proprio al limite dell’area (con Veretout rimasto alto e Cristante troppo accentrato) e per l’argentino è stato un gioco sin troppo semplice controllare il pallone, valutare la posizione di Rui Patricio e calciare forte a giro verso il secondo palo. Per un po’ la partita si è riequilibrata e si sono azzerata le occasioni offensive. In uno sviluppo offensivo juventino Smalling è stato bravissimo a scivolare per opporsi a una conclusione di Chiesa, che nel contrasto è rimasto a terra dolorante e dopo pochi minuti ha dovuto arrendersi, zoppicando vistosamente sul ginocchio sinistro: per lui si teme la rottura del crociato. Al suo posto è entrato Kulusevski, ma per il resto del tempo si è visto pochissimo (solo un mezzo colpo di testa finito fuori). Al 43° una promettente transizione romanista è stata vanificata da un tiro un po’ frettoloso di Pellegrini. Al 49° l’ennesima disattenzione juventina sull’ultimo corner del primo tempo ha favorito l’ennesima testata di Smalling per l’ennesima deviazione sottoporta di Abraham, che stavolta però col ginocchio ha mandato alto.
Ma non c’è stato neanche il tempo di rammaricarsi dopo l’intervallo che la Roma è tornata in vantaggio, al 3°. Con un’azione manovrata dal basso, l’offensiva è stata condotta nella parte finale da Mkhitaryan che da fuori area ha calciato forte, sbattendo sul polpaccio di De Sciglio e palla ricaduta alle spalle di Szczesny. Dopo tre ammonizioni consecutive (Veretout, Ibañez e De Ligt) è arrivato persino il 3-1, perché il fallo su Felix dell’olandese ha determinato una punizione da 25 metri che Pellegrini ha scaraventato sotto l’incrocio con una conclusione alla Totti dei giorni migliori. Allegri dall’alto ha dettato allora le sue mosse: dentro Morata per l’impalpabile Kean e Arthur per Bentancur, e Juve trasformata. A questa Roma impaurita basta fare buh per farla scappare sotto al tavolo: da lì la difesa ha assistito ai tre gol dell’incredibile rimonta, con Morata a schernire Ibañez in fascia, a crossare in area dove Maitland-Niles si è staccato dalla marcatura di Locatelli preoccupato di coprire McKennie alle sue spalle, ma Cristante non ha fatto lo stesso, così l’azzurro ha fatto gol nella stessa porta nella quale aveva segnato con la Nazionale il primo dei due gol contro la Svizzera agli Europei, facendo stavolta suonare sinistri scricchioli ai romanisti tutti, quelli in campo, quelli sugli spalti (altro sold-out per quanto possibile, 33.178 presenti), quelli a casa. Mourinho ha inserito allora Shomurodov per Felix, inutilmente. Ci sarebbe voluto lo spirito di De Rossi o di Totti, che invece stava seduto in tribuna, inerme come tutti. Così al 27° Cuadrado ha preso d’assalto il lato sinistro della difesa, ovviamente ignorato dalla difesa, ha fatto da torre per Morata (entrambi tenuti on side, valuterà il Var, per millimetri) che ha controllato e tirato addosso a Smalling, e sul rimpallo Kulusevski non ha lasciato scampo a Rui Patricio: 3-3. Subito dopo, appena conquistato un fallo laterale, De Sciglio si è gettato in area approfittando del vuoto pneumatico romanista, ha raccolto l’assist gentile offerto dal vano tentativo di testa di Smalling e ha battuto ancora il portiere portoghese. Incredibile, ma vero, la Juventus era sopra. Mourinho ha giocato un jolly con Perez, e paradossalmente lo svantaggio ha liberato la testa dei romanisti dai fantasmi dell’incubo che si andava materializzando. E al 35° un bel cross di Maitland-Niles è stato magnificamente girato da Abraham, ma ha trovato l’opposizione di De Ligt: però rivedendo le immagini al monitor il Var Di Paolo si è accorto che la respinta dell’olandese è avvenuta col gomito larghissimo, inevitabili il giallo (e quindi il rosso) e il rigore. All’improvviso, uno squarcio nel buio. E invece niente: perché Pellegrini ha calciato debolmente a destra di Szczesny, e sulla respinta del polacco è tornato l’incubo, le gambe si sono fatte di mollica e il tap-in a porta vuota è clamorosamente finito fuori. Come al 93° l’ultimo sinistro di Perez, persino deviato.