Tempestilli: “Il silenzio dei Friedkin è un bene”
Antonio Tempestilli, attualmente direttore generale del SPQV Velletri, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione Borderò. Queste le sue parole:
Che idea si è fatto sui Friedkin? “In un anno e mezzo in cui hanno investito molto hanno fatto tanti cambiamenti. Credo che sotto l’aspetto sportivo si muovano bene. Portare a Roma un allenatore come Mourinho è un chiaro segnale: il tecnico ha una personalità importante. Adesso, in questi ultimi giorni di mercato, non ci si può aspettare un acquisto eclatante come quello di Vlahovic alla Juve. La società ha coperto qualche buco, hanno dovuto rimpiazzare Spinazzola e già questo non è stato facile”.
Il fatto che non abbiano praticamente mai parlato è un bene?
“È una scelta, ma credo che abbiamo fatto bene. La comunicazione della società è in mano a Mourinho e sarà solo il tempo a dire se hanno optato per la scelta giusta o no”.
Si aspettava un inizio di stagione differente dalla Roma? “Qualcosa sono in più sicuramente, anche se è vero che Mourinho doveva prima inserirsi nell’ambiente. In generale capisco che non è stato facile, il Covid19 e i tanti infortuni non hanno aiutato. La Roma deve comunque pensare ancora alla Champions, almeno fino a quando non avrà la certezza matematica, a fine stagione, di non potercela fare”.
Dove rafforzerebbe la squadra? “Gennaio è sempre un mercato difficile. Andrei a rinforzare la difesa con un centrale forte, nonostante Smalling sia un profilo di grande qualità. Mancini è un buon giocatore, Ibanez è alternante nelle prestazioni, Kumbulla è giovane e ci si deve ancora lavorare. Credo che dietro un giocatore di esperienza farebbe comodo. Anche un regista a centrocampo sarebbe un passo importante ma sono scelte che spettano sempre all’allenatore e al club”.
Lorenzo Pellegrini sta diventando un vero capitano? “Si, ma già lo era probabilmente. Lorenzo deve ancora crescere sotto alcuni punti di vista ma ha tutte le carte in regola per essere un buon capitano. È un ragazzo intelligente un buon giocatore e ci auguriamo tutti che possa trasmettere quei valori che servono a questa squadra per rimanere ad alti livelli”.
Come si gestiscono, da dirigente, situazioni come quella di Diawara, Fazio o Santon? “Da fuori è facile criticare ma quando i calciatori si impuntano diventa estremamente complicato. Ad oggi sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico. Come se non bastasse, bisogna rispettare delle regole e in più hanno forti garanzie che i club devono garantire. Un esempio simile può essere Emerson: è troppo facile per un giocatore girarsi la cosa come gli pare”.
Quando torna alla Roma? “Tornerei subito (ride, ndr). È stato un grande orgoglio lavorare per quei colori. Mi dispiace solamente per come sia finita”.