Nainggolan: “Il rimpianto è aver fatto il record di punti e non aver vinto nulla”
Quattro anni alla Roma, forse i suoi migliori, Radja Nainggolan da Anversa si racconta. Dai giudizi per i suoi comportamenti fuori dal campo fino allo scudetto vinto con l’Inter – “Sì, ma io non lo calcolo. Per me vincere uno scudetto conta solo se lo vinci da protagonista”, ha detto a Matteo Pinci di Repubblica, l’ex giallorosso parla dei suoi rimpianti nella Capitale, ma anche della situazione attuale della squadra di José Mourinho. Queste le sue parole:
Nainggolan, si è mai sentito danneggiato dal suo stile di vita?
“Se uno fa tardi, beve, fuma una sigaretta, ai miei occhi non fa cose sbagliate. Poi il Nainggolan in campo rendeva facile accettare tutto: non mi sono mai preoccupato di cosa diceva la gente, tanti invece si nascondono. Di me si sa tutto perché esco, mi vedi nei locali. C’è chi beve più di me ma lo fa a casa e non lo sa nessuno”.
Questione di leadership: è ciò che manca alla sua Roma, oggi?
“Zaniolo è un grandissimo giocatore, ma quando la squadra non gioca bene contro le grandi, e negli ultimi anni di queste partite ne ha vinte poche, anche lui non fa la differenza. Noi di giocatori di personalità ne avevamo un’infinità: Dzeko, Totti, De Rossi, Strootman, Salah, Alisson. Il rimpianto è aver fatto il record di punti e non aver vinto nulla”.
Conte la voleva al Chelsea, no?
“Era il 2016, venne a Roma a parlarmi, mi disse “guarda, io voglio giocare così, così e mi servi tu”. Già disse che voleva Lukaku. Ma pensavano guadagnassi meno: non avrei preso un euro di più, non era abbastanza per lasciare Roma”.
Mourinho a Roma è l’uomo giusto?
“Penso sia una grande persona, i suoi giocatori mi dicevano che sa conquistarti solo col parlare. E dice le cose dirette. A volte ha uscite che possono far male ai giocatori: alcuni li puoi massacrare se dici che non sono all’altezza. Con altri, come me, funziona”.
L’allenatore che le ha dato di più?
“Spalletti: con lui, ho fatto il miglior anno della mia carriera, a livello di squadra e individuale”.
Ha visto la serie tv su Totti?
“Sì, e ho pensato: l’unico che assomiglia davvero è quello che interpreta me. Gli altri zero, anche l’allenatore. Di vero c’era che a Bergamo, prima della partita, Io Totti e Pjanic avevamo giocato fino a tardi. Ma non a carte, era un giochino sul computer. Però quella scena, con Spalletti che ci aspetta in corridoio è vera. Altre cose invece non le ricordavo”.
Ora può dircelo: tra Spalletti e Totti chi aveva ragione?
“Sono neutrale. Totti non ha mai chiesto di giocare titolare, si sentiva preso in giro perché era il suo ultimo anno e giocava 5 minuti sul 2-0. Mi sentirei preso per il culo anche io. Ma non hanno mai litigato, o chissà cosa .Totti mi diceva che con lui aveva un rapporto splendido, si sentivano. Poi è finita, sì, ma il tecnico deve fare le sue scelte”.
Chi è il calciatore più forte con cui abbia giocato?
“Ho giocato con gente come Lukaku, Hazard, De Bruyne. Ma il massimo è stato giocare con due icone come Totti e De Rossi”.