Il potere degli occhi
Di Tonino Cagnucci
Se avessi potuto scegliere un modo per vincere contro il Genoa avrei detto 1-0 gol di Zaniolo al 91′ sotto la Sud. Avrei detto: t’immagini la faccia che farebbero tutti quelli che l’hanno già vestito di bianconero, portato a Vinovo in cambio di McKennie più conguaglio (a favore loro, voi mette) se vedessero quello che potrebbe succedere là sotto dopo che proprio lui, proprio al primo secondo di recupero – la definizione di extra time – segna il gol vittoria. T’immagini la faccia che farebbero tutte le facce dei romanisti in quel momento, lì sotto quell’angolo di mondo il più libero smodato eclatante delirio di urla, liberazione, strilla, vene gonfie, meta-assembramenti, scomposizione e ricomposizione di corpi in una sola sacra e profana piramide umana…
Fantasie che volano libere come Zaniolo verso la curva: via la maglia, via la pelle se possibile, via tutto, nudi alla meta che se sei romanista è sempre un abbraccio, che si sono trasformate in realtà e poi t’hanno detto che non vale. Come? Sì, non vale. Io, noi, tutto quello che sognavamo lo abbiamo visto occhi negli occhi del vicino di stadio, di divano, di mondo, abbraccio nell’abbraccio di un estraneo, di un amico, di tuo figlio e poi t’hanno detto non vale. Cosa? Non solo non vale quel gol, i due punti in più in classifica, la classifica più bella, la vittoria, non vale quell’abbraccio che hai avuto e dato in cui ti sei perso e ritrovato. Prego? Anzi, no a questo punto non domandi nemmeno più niente. È un’ininterrotta lotta fra incredulità e amarezza. È un po’ come se dopo anni di corteggiamento alla donna della tua vita, lei ti risponde a un messaggio “ok sì, vediamoci, ti amo” e qualche minuto dopo scopri che ha sbagliato destinatario. “Scusami”. Noooooo. Non è cattiveria è sadismo del destino. Solo che qui il destino è stato corretto in una saletta tv. Poi ok la donna (o l’uomo o quello che vi pare) che ami, ma tutti quegli abbracci fra ragazzini… Mo che je dici? Ce parlate voi?
Non è tanto l'”avete immondizia al posto del cuore” di Buffon a chi gli fischia al 90′ il rigore della fine di un sogno, perché quello era rigore, questo nessuno lo aveva visto dal vivo, qualche dubbio c’è pure a rivederlo e soprattutto tra il vederlo e non vederlo c’è un universo di discrezionalità che non è accettabile. È che vanno a vedere quello che vogliono, fanno vedere quello che vogliono, poi decidono come vogliono e, soprattutto, alla fine la raccontano come vogliono. Ci hanno rubato vita dicendoci che non era vita, mentre noi siamo ancora sospesi lì tra amarezza e incredulità, in un tempo vero che abbiamo vissuto come poche volte si vive qualsiasi momento e che invece adesso è definitivamente perduto.
Però tu – generico tu (Nasca, Abisso, Aureliano a Venezia, Lega Italiana, tv, commentatori che vogliono educare Zaniolo, eccetera) – mi hai fatto vedere quello che mi hai tolto. Non me ce freghi. Dici che non vale una cosa che sento ancora a pelle e a fuoco dentro. Dici è da annullare e io invece non la lascio, non me passa e non (te) la faccio passare. È come quell’impossibile percezione della propria origine di un replicante, i famosi bastioni di Orione che sì ho visto… Io ho visto la felicità sul volto di mio figlio e dei tifosi della Roma sabato pomeriggio e quando guardavamo Zaniolo impazzire là sotto mentre noi impazzivamo sopra, in mezzo, dovunque, avevamo tutti gli occhi troppo belli… Per questo forse “agli occhi del potere siamo piccolissimi”. La Roma è nata dall’altra parte, vivere romanista vuol dire vivere all’opposizione, nessuno come un romanista sa nella sua ora e mezza di libertà che non esistono poteri buoni. Perché il potere – cantava il poeta – è l’immondizia della storia degli umani e anche se siamo soltanto due romantici rottami sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte e continueremo a farlo. Se avessi potuto scegliere avrei scelto di vincere al 91′, e oggi, malgrado voi, malgrado tutto, farei lo stesso. Perché quello che ho visto lì a Largo dei bastioni di Orione, sotto alla Curva Sud, è stato bellissimo.