Roma, è sempre la stessa storia
La grande emozione – per l’accoglienza del Meazza – bagna il viso di José Mourinho ma si placa dopo appena due minuti, trasformandosi in angoscia e poi rabbia per le solite questioni arbitrali: cross di Perisic, botta al volo di Dzeko, sì proprio lui, e gol, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. San Siro vuole bene a Mou, indimenticabile signore del triplete, ma l’Inter non perdona e la Roma, a differenza del Milan, non sfrutta le occasioni. L’Inter, che parte in tromba passando sopra anche ai sentimenti, vuole mandare subito al tappeto la Roma, ma il tiro di Barella finisce sulla traversa. La squadra del festeggiato José è stordita e fatica. La differenza tra le due formazioni c’è e si vede, è nel fisico, nella resistenza, nelle azioni clou: prima palla toccata dai nerazzurri, rete. Prima occasione vera per Zaniolo (che s’è preso da Di Bello un’altra ammonizione discutibile e allora avrà ragione Mourinho… “ma di lui non parlo, tanto le cose non cambiano”), il golden boy spara addosso ad Handanovic. Nicolò si muove bene, continuo nei novanta minuti. Non sfonda ma sente la partita e si vede, a parte il giallo di routine, come quello dato a Mourinho per aver gesticolato Abraham è defilato, si nota per l’assist all’amico Nick (nel finale un fastidio alla coscia sinistra, è in dubbio per domenica come Ibañez per un colpo al ginocchio). Nel secondo tempo, la Roma pensa con coraggio: sta nella metà campo dell’Inter e sfiora di nuovo il gol, prima sempre con Zaniolo e poi con Oliveira. Nel momento migliore, l’Inter prima rischia di chiudere il conto (con Barella, ma è strepitoso Rui Patricio) e poi lo chiude davvero con un missile terra-aria di Sanchez (nell’azione, probabile fallo di Vidal su Oliveira, ma il Var tace). Fine.