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Da Trigoria - 04/03/2022

La riforma Friedkin non risparmia nessuno

Non parlano mai, ma agiscono spesso. Senza dare troppe spiegazioni, fidandosi di pochissimi collaboratori, possibilmente americani come loro fatta eccezione per il discorso stadio. E facendo riunioni importanti non sempre a Trigoria ma, anzi, lontano dal centro sportivo e lontano da occhi indiscreti. Sede dell’Eur compresa, dove praticamente non si sono mai visti in questi ultimi mesi. Dan e Ryan Friedkin ci sono. Tra la casa ai Parioli, lo stadio Olimpico e luoghi top secret in giro per la capitale.  E stanno ridisegnando la Roma come mai prima e lo stanno facendo senza guardarsi indietro e senza guardare in faccia a nessuno. Lo sanno tutti tra Trigoria e l’Eur dove chi sbaglia, paga. Contrariamente al passato. 

Rivoluzione. Non immediata, ma rivoluzione è. Il primo a salutare (oltre ovviamente ai dirigenti primari legati alla vecchia gestione) è stato il Ceo Guido Fienga, che ha curato il passaggio di proprietà tra Pallotta e i Friedkin. Il dirigente romano da ottobre non lavora più con la Roma pur ricomprendo un non precisato ruolo di consulenza. Poi è stato il turno di Stefano Scalera, che doveva occuparsi di stadio e relazioni istituzionali. Una personalità politica importante che dopo meno di sei mesi dal suo insediamento è stato lasciato andare via. Proprio come Maurizio Costanzo che si è dimesso qualche giorno fa da advisor della comunicazione. L’ultimo in ordine di tempo è Morgan De Sanctis, relegato a compiti minori da mesi. L’ex portiere lunedì ha risolto il contratto con la Roma. Persino il capo della sicurezza Joel Krauss non fa più parte del club, così come il vecchio capo del personale. Alcuni nomi c’erano già da prima dell’arrivo dei Friedkin, altri sono stati scelti dalla proprietà e poi il rapporto di lavoro è stato interrotto, più o meno bruscamente. Perché Dan e Ryan sono così: se le cose vanno bene ok, altrimenti meglio interrompere subito. Un atteggiamento che potrebbe investire anche la squadra da qui a giugno. Nel frattempo nella rosa dei dirigenti si registrano pure ingressi, stavolta meno pubblicizzati rispetto al passato. E’ il caso dell’ad Pietro Berardi o del nuovo direttore commerciale Serena Salvione. In futuro ne sono previsti altri, magari anche più altisonanti…

Non solo: i proprietari del club si fanno vedere pochissimo in giro, i loro più stretti collaboratori sono americani, le riunioni più importanti vengono fatte lontano da Trigoria. Della serie: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. E loro non si fidano quasi di nessuno.  Anche perché i Friedkin pagano un costo altissimo per i dipendenti. Come si legge dalla semestrale, sono 466 le persone a libro paga della Roma, per un ammontare complessivo di circa 88,7 milioni di euro solo nei primi sei mesi di stagione (con un incremento di 10,7 milioni).Ecco perché Dan e Ryan Friedkin pretendono il massimo e pretendono che tutti facciano come loro: poche parole, tanti fatti. Altrimenti arrivederci e grazie. Stesso discorso per quanto riguarda le commissioni, che hanno un tetto massimo del 10%. Qualche procuratore non ha gradito, qualcun altro si è adeguato, ma con i Friedkin non c’è discussione. Su questo come su altri temi. Che piaccia oppure no. Ora però è tempo di passare ai fatti anche sul campo. Quello da gioco. 

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