Alla ricerca del giusto equilibrio
Negli ultimi anni, scrive Gabriele Chiocchio, siamo stati abituati a raggruppare le partite della Roma per tipo di avversario. Eravamo reduci da una stagione in cui, fino a un certo punto, i giallorossi tritavano le piccole in serie salvo poi essere quasi totalmente inefficaci quando l’opposizione saliva di livello. In questa annata, il trend stava andando ripetendosi, prima del successo di Bergamo che ha un po’ sbloccato anche mentalmente la squadra: nel girone di ritorno sono arrivati il back-to-back contro l’Atalanta, il netto successo nel derby e sarebbero stati tre punti anche contro la Juventus, se non ci fosse stato quel blackout che ha fatto buttare a mare i precedenti 70 minuti che erano stati quasi inappuntabili.
Certo, nel frattempo qualche punto di troppo con le piccole lo si è lasciato, ma la Roma non perde proprio dalla partita contro i bianconeri di inizio gennaio e da quel momento in poi gli uomini di Mourinho hanno trovato un loro equilibrio, migliorabile ma comunque costante soprattutto a livello difensivo, con quelle punte di rendimento nelle due partite già citate contro Atalanta e Lazio. Il punto è che in queste due gare, così come in quella di Bergamo, la Roma non ha solo ottenuto i tre punti, ma lo ha fatto giocando in modo praticamente perfetto per quei contesti. Come a dire: se Mourinho azzecca la partita, la Roma non è che vince, stravince. Il problema si è creato quando non l’ha azzeccata, e a dire il vero questo è accaduto più di qualche volta, anche in modo allarmante.
E questi due discorsi si legano perfettamente: dopo aver tentato di navigare sull’onda dello squilibrio per vincere le gare, Mourinho ha puntato sulla stabilità con un sistema che ha maggiore efficacia in situazioni reattive, come quelle di gare contro Gasperini e Sarri, e giocoforza questa scelta fa pagare dazio quando l’avversario lascia meno spazio. Situazione in cui, oltre a essere necessario un sistema diverso, i calciatori di maggior talento dovrebbero fare la differenza, mentre invece questo non è accaduto troppo più spesso di quanto sarebbe accettabile, specie poi vedendo l’incredibile pulizia prima di tutto tecnica che si è vista nella stracittadina.
“Ma non può essere sempre così?”. No, la Roma non può stravincere tutte le partite come ha fatto nel derby, né le si può chiedere una continuità di prestazioni con un gruppo di interpreti che è lo stesso da tre stagioni, in cui la costanza non è stata certo un cavallo di battaglia. Si può sperare, però, che questo equilibrio possa essere leggermente traslato, di volta in volta, un pochino più avanti e un pochino più indietro, per mettersi ogni volta nella situazione migliore almeno per vincerle, le partite. È questo ciò che è mancato fino adesso: trovarlo aprirebbe delle prospettive del tutto nuove.