L’Olimpico fa tremare la terra: la serata che i romanisti meritavano
Un tifo incredibile. Uno stadio di bandiere a sventolare i colori di Roma. Uno stadio che fa venire i brividi, come recita il coro che adesso va per la maggiore in Curva Sud e che ha accompagnato gli ultimi dieci minuti senza soluzione di continuità. Uno stadio che ha accolto la Roma così come si conviene in una partita importante da ribaltare. Già nel riscaldamento,scrive Gabriele Fasan, quando lo speaker della Roma ha chiamato ad uno ad uno i giocatori dell’undici titolare dopo il boato che ha accolto i giocatori per il riscaldamento pre-partita si è percepita la concentrazione della squadra di Mourinho. Fischi e già tanti invece per i calciatori del Bodo già molto prima di mettersi l’uniforme da gioco, quando sono scesi in campo in borghese e con i telefonini hanno filmato quasi increduli il tempio dell’Olimpico che trepidava di attesa.
Attesa ripagata da una prestazione sontuosa nel primo tempo (con il curioso capannello del Bodo dopo ogni gol, per farsi coraggio) e seria nella ripresa. Davanti a 61.942 (incasso biglietti di 1.210.783 euro), di cui circa 1.500 norvegesi. La Sud ha sfoggiato una coreografia stile derby, con la grande lupa dello stemma che la Sud e i romanisti hanno nelle vene («questo stemma mi appartiene», appare negli striscioni dislocati in tutta la curva e in Tevere nel parterre), srotolato sia al fischio di inizio che subito dopo l’intervallo sulla parte centrale del cuore caldo del tifo giallorosso. Goliardia in Distinti Sud, dove è apparso lo striscione “Laziale B&B”, con il chiaro riferimento all’ospitata del club biancoceleste offerta al Bodø/Glimt per la rifinitura pre-partita.
L’Olimpico delle grandi occasioni ha cantato e fatto la differenza. Anche Totti, che ormai all’Olimpico è tornato di casa, non più ospite, si è esaltato per le prodezze di Zaniolo e compagni. Standing ovation per Nico, più volte acclamato dallo stadio durante la partita: tutti in piedi e applausi e pace fatta (semmai servisse) con il suo stadio. Baci e abbracci con Pellegrini appena arrivato in panchina dopo la sostituzione e mezzo giro di campo dalla Tevere alla Monte Mario, passando sotto la Sud, con le fischiatissime inquadrature di Knutsen sconsolato fuori dal rettangolo di gioco. Applauditissimi Mkhitaryan, Zalewski e Abraham all’uscita quando all’ultimo slot Mourinho ha premiato Carles Perez, rimesso in gioco Veretout e Maitland-Niles. Una serata romanista, una serata che i romanisti meritavano. Che li fa volare in semifinale dove si affronterà il Leicester.
E sarà ancora una bolgia, con il club che pochissimi minuti dopo la fine della partita ha messo in vendita i biglietti per la gara con gli inglesi (andata il 28 aprile in trasferta, ritorno il 5 maggio in casa): «A partire da ora (ieri sera, ndr) – recitava il comunicato – e fino alle 11:59 di mercoledì 20 aprile, gli abbonati potranno esercitare il diritto di prelazione a un prezzo dedicato, sul proprio posto o anche in settori diversi rispetto al proprio abbonamento, per l’acquisto dei biglietti. Ok, ma quanto “dedicato”? Beh, Curve e Distinti costano 10€ e bastano appena 14€ per un tagliando di Tribuna Tevere o uno di Monte Mario!». Insomma, la Roma è entusiasmo, a prescindere. Anche del gruppetto di romanisti rimasto a cantare e a fare da contraltare ai norvegesi rimasti come sempre per un’ora dentro l’Olimpico. «Alé alé Roma alé», fino a tarda notte. Quel coro che accompagnò la squadra nella cavalcata di Coppa Uefa del 1990, fino alla finale.