Petrachi: “Un plauso alla Roma, vincere non è mai facile”
Gianluca Petrachi, intervistato dall’emittente radiofonica Teleradiostereo, ha parlato dell’esperienza fatta come DS della Roma e di alcuni retroscena di mercato, come gli arrivi di Smalling e Mkhitaryan, o le valutazioni fatte su Karsdorp, queste le sue parole:
Che valore dà alla vittoria della Conference League da parte della Roma?
“Il giudizio su questa vittoria lo darà il tempo. Una competizione alla portata ma con squadre di livello. Il tempo dirà se funzionerà o meno una competizione come questa. Un plauso alla Roma, vincere non è mai facile”.
Tanti dei suoi giocatori hanno vinto, che soddisfazione le dà?
“Sì, sarebbe grave il contrario. Di tanti di loro ho conosciuto l’anima, sono riusciti a vincere perché dentro hanno un’anima. Anche nel veder gioire calciatori come Pellegrini, Zaniolo e Cristante, che ho mantenuto in squadra, sono contento. Il trio difensivo, per come è stato costruito, ha dato la testimonianza della grande unità della squadra. So che sono bravi ragazzi e ci tenevano”.
Come nacque l’idea di portare alla Roma Smalling e Mkhitaryan?
“Per quanto riguarda Smalling, stavo combattendo per prendere Lovren, ma vidi che non era convinto, si portava dietro infortuni e volevamo prenderlo in prestito. Si creò l’occasione di Smalling, non credevo fosse possibile in prestito, ma gli agenti mi dissero che era fattibile e non ci pensai due volte. Su Mkhitaryan, oggi non c’è più Raiola, è un’operazione che feci con lui, mi aiutò a portarlo anche economicamente con l’Arsenal per lo stipendio. Il giorno dopo mi chiamò e mi disse che era entusiasta di venire alla Roma”.
Su Carles Perez, cosa gli è mancato per imporsi a Roma?
“Si è ritrovato in una squadra con competizione dei compagni, non riuscirà mai a fare 10/12 gare consecutive, magari gli servirebbe giocare in una squadra dove può fare 30 patite in stagione. Non è semplice, sono tanti i calciatori del genere. Il Leao di quest’anno non è quello di due anni fa, era discontinuo, aveva più concorrenza. Ci vuole una certa maturità. Nella Roma tante condizioni non ci sono, non può avere il posto garantito”.
Pensa che Ibañez potrà correggere alcune distrazioni in campo?
“È un giocatore che va stimolato, va aiutato. È un brasiliano, tende a non prendersi troppo sul serio, devi stargli sempre addosso. Deve imparare a gestire il tempo di anticipo. Per caratteristiche è un difensore difficile da trovare”.
Come mai scelse di non puntare su Karsdorp?
“Non è un quarto, è un quinto. In un 3-5-2 va bene, in un 4-2-3-1 secondo me no, soprattutto dopo l’infortunio, poteva fare fatica. Ritengo sia, come quinto, un giocatore importante. Non l’ho mai giudicato scarso, ma devi saper adattare i giocatori alle caratteristiche”.
Continua a sentire Belotti? Pensa possa essere un buon colpo a parametro zero?
“Il messaggino c’è sempre con qualche giocatore. Con Pellegrini anche, non accade con tutti. Belotti è uno con cui ho rapporti, è un ragazzo straordinario. Comunque vada chi prende Belotti prende uno che ti dà l’anima, è un giocatore che vede la porta. A zero lo prendo ieri, non oggi”.
Antonio Conte prese in considerazione l’idea di venire alla Roma?
“Antonio è esigente, prima di tutto con se stesso. È uno che non fa passare nulla, nel lavoro da sempre mette il massimo ed esige la stessa volontà da tutti. Sulla Roma: secondo me ci poteva stare, ma sono passati degli anni. Non so se ascoltò la Roma, non posso parlare per altri, sicuramente Conte è affascinato dalla Roma. Ha compreso cos’è”.
Cosa ne pensa di Villar?
“Credo che sia adatto ad un centrocampo a 3, come Veretout. Mourinho gioca con due mediani, le caratteristiche contano. Villar davanti alla difesa, e a 3, è da prendere, fa girare la squadra ha capacità intuitive, ha bisogno di protezione. Mourinho aveva poco tempo, è stato pragmatico e sono state fatte delle scelte di questo tipo”.
Secondo lei dove andrà Bremer?
“Bremer è un top, giocatore eccezionale. Meticoloso, attento, voleva migliorarsi. Ne ho ricevute di critiche quando lo portai per 5 milioni, fui investito. Trovare difensori veloci, forti fisicamente è difficile. Questa sua grande qualità la intravidi dal vivo in Brasile. Quando l’ho conosciuto capii che potevo puntarci. Merito suo, anche quando non giocava si è impegnato, ci ha sempre creduto. Chi prende Bremer fa un affare strepitoso”.
Qualche rimpianto di mercato alla Roma?
“No, il rimpianto è non aver potuto finire il mio lavoro. Tante cose sono state fatte, resta il fatto che vedere 8 giocatori in finale presi da me un po’ dà dispiacere. Viene da pensare a cosa poteva essere e non è stato. Soprattutto per cosa sono la Roma e i suoi tifosi: tanta passione, coinvolgente e straripante. Non è comprensibile se non lo vivi”.