Ranieri: “Conference coppa vera. Mourinho terrà alta la competitività”
Nonno Claudio Ranieri è in ansia. «Sa, ho la recita della mia nipotina». Dolci effetti collaterali della estate che sta cominciando e che porterà l’allenatore prima in campagna (a Siena) e poi al mare (in Calabria). Il calcio, però, è una droga a cui è difficile sottrarsi, inizia così la lunga intervista di Massimo Cecchini sulla Gazzetta dello sport all’allenatore testaccino.
Com’è l’estate standard in un allenatore del suo livello? “Dipende. Detto che occorre avere una moglie paziente, se si lavora, si sta spesso al telefono con il presidente e il ds. Oppure può arrivare una sorpresa”.
Cioè? “Una volta ero nella mia casa di campagna e mi arrivò la chiamata del Chelsea: dovevo presentarmi a Stanford Bridge il prima possibile. Solo che avevo portato con me solo abbigliamento casual, cioè jeans e magliette. Così dovetti correre subito a Siena a rifarmi il guardaroba prima di partire. Da quel giorno, ho sempre con me un completo per ogni evenienza”.
Da ragazzo, le piaceva seguire il mercato sui giornali? “Certo, si sognava. Anche adesso, fra siti e tv, a volte capita che certe notizie le sappiate prima voi di noi allenatori. L’importante però è non esagerare con le aspettative. Ad esempio, mi piace il presidente Percassi che ogni anno dice come il primo obiettivo sia la salvezza”.
A proposito, pensa anche lei che l’Atalanta sia a fine ciclo? “Non credo, perché Gasperini ha già gettato i semi per la fioritura”.
Le è piaciuto il campionato? “È stato bello fino all’ultimo giorno, sia in testa che in coda”.
Ha vinto il migliore e si sono salvate le migliori? “Il calcio dice sempre la verità, anche se poi una certa componente di fortuna occorre”.
Per i trofei, i voti più alti vanno a Milan, Inter e Roma? “Direi di sì, ma mi dispiace per il Napoli. A un certo punto pensavo che arrivasse più lontano”.
La Conference è coppa vera? “Sicuro. Ha ragione Mourinho: se si può i trofei vanno sempre portati a casa. E io da romano e romanista ho gioito”.
Le è piaciuto Senesi del Feyenoord seguito dalla Roma? “Sì, mi sembra un buon giocatore, ma non mi faccia entrare in dinamiche di mercato”.
Con Mkhitaryan, però, l’Inter ha fatto un bel colpo. “Gran giocatore. Per la Roma è una perdita importante, ma sono convinto che José saprà mantenere alta la competitività. D’altronde il suo è un progetto a tre anni”.
Esagerate le esultanze dei tifosi in piazza per le vittorie di Milan e Roma? L’Italia si è divisa. “Molto è dovuto al fatto che quelle squadre non vincevano da tanto e venivamo tutti da due anni di Covid. È comprensibile che la gente abbia festeggiato”.
Il c.t. Mancini ha raccomandato di farlo, ma senza offendere gli avversari. “Ha fatto bene. Nel calcio bisogna sempre portare rispetto”.
Parlando di rispetto, dicevano che Ancelotti e Mourinho fossero allenatori al capolinea, invece in Europa hanno vinto loro. “Perché sono due grandi tecnici. A dispetto dei troppi luoghi comuni da bar o da tastiera”.
Restiamo in tema: ha visto i problemi di Gattuso al Valencia, con le accuse di razzismo e misoginia? “Mi è dispiaciuto. Rino non lo merita, è una grande persona”.
Con Haaland al Manchester City, in Premier si gioca solo per il secondo posto? “Mai dare per scontata la Premier. Può sempre succedere di tutto. E se lo dico io che ho vinto col Leicester, può credermi”.
L’ha sorpresa il fatto che Mbappé sia rimasto al Psg? “Deve essere dura dire di no al Real Madrid, ma forse avrà pensato che, essendo così giovane, avrà tempo. Non penso che sia rimasto solo per i soldi, ritengo che abbia fatto una scelta vera”.
Il Milan con Origi, l’Inter con Dybala e la Juve con Di Maria possono tornare in alto anche in Champions? “È una questione di cicli. L’importante è che si dia il tempo ai nuovi di integrarsi. La Serie A non è facile, ma Pioli e Allegri sanno il fatto loro”.
Sarà dura per Mancini rifare l’Italia? “Molti grandi campioni stanno finendo la carriera e quindi dipenderà dalla crescita di giovani come Tonali e Scamacca. A me incuriosisce molto Raspadori, voglio vedere quello che farà il prossimo anno. Stia tranquillo: i giovani bravi gli allenatori di club li faranno giocare. Quello che vogliono tutti, in fondo, è solo vincere. Ma lei già lo sa, vero?”.