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Interviste - 23/07/2022

Celik: “La Roma da sogno a realtà”

Durava dai tempi di Cafu il problema del terzino destro della Roma: Rick Karsdorp, dopo due annate in cui è stato più in infermeria che in campo, e il ritorno in prestito al Feyenoord, da due anni ha trovato continuità, di impiego e di rendimento. Ma una squadra che vuole competere ad alti livelli non può permettersi un uomo solo a coprire un ruolo, ma i tentativi di trovare l’alternativa – dal rilancio di nomi noti come Santon, Zappacosta e Maitland-Niles, fino al giovane emergente Reynolds – sono naufragati.

Ora la Roma ha puntato più in alto, facendo un investimento non da poco per portare a casa il 25enne turco Mehmet Zeki Celik, definito da Tiago Pinto «giocatore giovane ma di esperienza, sia nazionale che internazionale, avendo vinto dei trofei con il Lille». E già nelle prime amichevoli il nuovo numero  19 della Roma (in campo 27’ col Sunderland, il secondo tempo contro la Portimonense, il primo con lo Sporting Lisbona) ha messo un paio di palloni interessanti in area, lui che viene descritto più come un difensore di destra che come un laterale di spinta.

Non ci saranno gerarchie stabilite in quel ruolo, ma due titolari, per una società che vuole competere per tre competizioni.
Zeki, si descriva ai tifosi della Roma. Almeno a quelli che non hanno seguito il campionato francese…
“Sono uno che vuole sempre dare il massimo, e che farà tutto quello che gli chiederà l’allenatore. Voglio essere pronto, per quando sarà il momento di giocare”.


Qual è la cosa che le riesce meglio in campo?
“Mi riesce bene di prevedere le azioni dei giocatori, ma anche trovare la posizione per fare gol”.

Che differenza c’è nel giocare tra una difesa a 4 e una a 5?
“Per me non c’è alcuna differenza: ci sono delle particolarità diverse, legate alle posizioni da prendere, ma a me piacciono tutti e due i ruoli, quindi cambia davvero poco”.

Hai sempre giocato da terzino destro, anche da bambino?
“Tendenzialmente sempre a destra, ma mi è capitato anche di giocare a sinistra. Ma sempre in difesa, comunque…”.

Che rapporto si sta creando con Karsdorp, con cui si giocherà il posto?
“È un giocatore che ho seguito molto l’anno scorso, un giocatore che gioca bene, per cui porto moltissimo rispetto. Stiamo cominciando a parlare”.

C’è qualcosa che l’ha sorpresa, in questi primi giorni qui?
“No. Forse perché già sapevo che stavo arrivando in un grande club. Anche se un conto è sapere di venire a giocare con dei grandi giocatori, un conto è trovarseli davanti. Dei grandi giocatori e un grande allenatore, ovviamente”.

Sapeva che la Roma aveva provato a prenderla già 2 anni fa?
“Sì. Ma poi i due club non hanno trovato l’accordo. Abbiamo rimediato quest’anno”.

Quali sono state le prime cose che Mourinho le ha chiesto?
“Nulla di particolare, mi ha spiegato i moduli e le tattiche”.

Il tecnico è come se lo aspettava, rispetto all’immagine che trasmette dalla televisione?
“Visto da fuori dà l’impressione di essere un personaggio, e in fondo lo è. Ma visto da dentro è uno che tratta molto bene i giocatori, che sa come farsi amare”.

Cosa sapevate, da dentro, dell’affare Dybala?
“Sapevamo le sue grandi qualità, siamo contenti che uno come lui abbia scelto la Roma, e sappiamo che potrà dare tanto alla squadra”.

Ma vi aspettavate il suo arrivo?
“Lo abbiamo saputo all’ultimo anche noi…”.

Agli Europei, con la Turchia, ha giocato contro Spinazzola. Che ricordo ha di quella partita?
“Si vedeva bene in campo che era un giocatore di altissima qualità, giocò molto bene. Purtroppo ha avuto quell’infortunio, siamo molto contenti che abbia ricominciato a giocare”.

Laterale destro contro laterale sinistro, era proprio il suo diretto avversario.
“Era uno molto veloce: mi aveva fatto soffrire”.

Con chi sta facendo amicizia per primo, in questi giorni?
“Sto cominciando a studiare l’italiano, e provo a scambiare qualche parola con tutti. Ma ovviamente, per ora, mi viene più facile parlare in francese, soprattutto con Veretout, ma anche con Shomurodov e Felix”.

Cosa ti ha detto il capitano, Lorenzo Pellegrini?
“Ha detto che per qualunque problema posso andare da lui e parlargliene. Mi ha dato l’impressione di essere un ottimo capitano”.

Alla presentazione aveva detto che aveva sentito Cengiz Ünder, che gli aveva suggerito di venire alla Roma. Vi siete risentiti, a trattativa conclusa?
“Ancora no, non c’è stata l’opportunità di parlarci, ma ci siamo scambiati dei messaggi. Ci faremo un giro della città insieme, quando sarà possibile”.

Per vari anni per i calciatori turchi non è stato per niente facile l’ambientamento nel campionato italiano.
“Il blocco principale è sempre stato la lingua, ma anche la cultura. Ma io ho già giocato in Francia, la mentalità occidentale l’ho già acquisita, per me adesso è semplicemente un problema di lingua”.

I primi tempi sono stati duri, in Francia?
“C’erano i problemi legati a una lingua e a una cultura differenti, e alla necessità di offrire delle buone prestazioni. Ma con il tempo le cose sono iniziate ad andare decisamente meglio”.

In Francia ha vinto il campionato con una squadra che non partiva certo in prima fila.
“Erano 10 anni che il Lille non vinceva: per i giocatori e per la squadra è stata una vittoria importante e inaspettata”.

Sarebbe possibile anche alla Roma una cosa del genere?
“Per la mia mentalità, sono abituato a ragionare passo dopo passo, seguendo le istruzioni dell’allenatore. Al momento non penso a quello come obiettivo. Ma ovviamente se riusciremo a vincere sarà bellissimo”.

Le statistiche dicono che lei è un giocatore che vince molti contrasti.
“Per il mio fisico, per come sono fatto, mi capita…”.

Un’altra statistica dice che lei è abituato a correre palla al piede, portandola in avanti.
“Nelle squadre precedenti sì. Ma vediamo cosa mi chiederà l’allenatore, vediamo se vorrà ancora che io lo faccia”.

Nelle prime partite già ha fatto vedere delle buone cose, servendo i compagni in attacco.
“Grazie» (Sorride. Non sembra uno particolarmente a suo agio con i complimenti, ndr)”.

Tre gol nel 2020-21, due l’anno scorso. Come prova a segnare di solito?
“Segnare mi piace, di solito ci riesco con il piede. Ma la cosa più importante  è far segnare la squadra”.

Perché la maglia numero 19?
“Nessun motivo particolare: la mia prima scelta era un numero già occupato, e ne ho preso uno libero”.

In una intervista di qualche anno fa diceva di non essere soddisfatto del tiro in porta, e di fare allenamenti supplementari da solo, per migliorarlo. Lo fa ancora?
“Continuo a farlo, voglio migliorare. Io voglio sempre migliorare. Ci sono sempre dei lati di cui non sono soddisfatto, che provo a migliorare ancora”.

Vero che qualche volta lo hanno dovuto praticamente cacciare dal campo d’allenamento?
“È successo. Era capitato che i primi giorni di allenamento per altri miei compagni sembrassero troppo pesanti, sia livello mentale che fisico, mi avevano dato la possibilità di andare via prima, ma io ho sempre deciso di restare. Per creare subito lo spirito di squadra, e per entrare subito in sintonia con un ambiente nuovo”.

Cosa ti senti di promettere ai tifosi della Roma?
“Mi auguro che sia una stagione fantastica. Io posso promettere solo che darò il massimo, per rendere felici i tifosi”.

Ha guardato la Conference in televisione, lo scorso anno?
“Ho seguito praticamente tutte le partite della Roma, era una delle mie squadre preferite, una delle migliori delle competizione, quindi è una di quelle che ho seguito di più. Con tutto che all’epoca non sapevo che sarei venuto a giocare qui, la apprezzavo, mi avrebbe fatto piacere giocarci, ma non sapevo che sarei venuto”

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