Dybala: la scelta e il rispetto sono già da campione
Di Mauro De Cesare – Ma quel vecchio casale di nonno, che da anni non si usa più, perché non lo vendiamo? Sta lì e non serve a nessuno. E in famiglia cominciano chiacchiere di corridoio. Anzi, perfino di mercato. Ma non voglio portare alla lunga la “caccia” per arrivare al mio “bersaglio”. Che è la maglia numero 10 di Francesco Totti. Chi la può prendere? Chi la prenderà? Ma lo avete chiesto alla nostra Leggenda? Dal giorno del suo ritiro, questa “incognita” rincorre curiosa una eventuale investitura. Lui, che parecchie settimane fa ha incontrato l’uomo dal sinistro che incanta, gli ha dato la sua “disponibilità”. Già qui si potrebbero innescare tribune politiche. Anzi tribune sportive. E da bar dello sport, dove, magari nelle periferie popolate e popolose di Roma, riesci forse a trovare ancora “’na fojetta e ’na gazzosa”.
E, sbarcato l’uomo nato in Argentina a Laguna Larga, sembrava che il tanto atteso “passo” fosse sul punto di essere fatto. Paulo Bruno Exequiel Dybala era l’uomo adatto, non fisicamente un gigante, ma un campione dalle spalle larghissime è quel predestinato atteso a lungo era arrivato, come il Principe azzurro… no! Giallorosso. Perfino un altro romano di Roma, capitan Pellegrini, aveva con uno dei suoi classici dribbling archiviato la pratica. Paulo Dybala scende dall’aereo. Prima domanda. Neanche un ciao. «Prenderai la maglia di Totti?». E a ritmo di tango figurato, con eleganza e quasi “sensualità” risponde, con occhi furbeschi: «Sarà una sorpresa». Solo 24 ore, per non sentire questa nenia fastidiosa quanto insistente, evita i bluff e annuncia: «Terrò la mia maglia di sempre, la numero 21. Matic mi ha fatto questo regalino». Al centrocampista andrà la 8.
Squilli di trombe, si levano alte le ovazioni per l’argentino. «Per rispetto al grande capitano ha rinunciato a quella prestigiosa casacca». Onore a te Paulo! No, signori. La strada indicata era irta di insidie e inganni. Ha capito che indossare quella maglia, forse gli avrebbe tolto il sonno. Non per ore, giorni o mesi. Per sempre. Quanta intelligenza e astuzia, la stessa di ogni suo diabolico sinistro che si spegne all’incrocio dei pali. Immaginatelo nel momento di dover calciare un rigore: da sudori freddi, anche tra i pali non ci fosse stato il portiere. Ma anche solo negli spogliatoi, prima di entrare in campo, quella maglia avrebbe avuto il peso di una muta da palombaro. Complimenti alla tua intelligenza, Paulo Bruno Exequiel. Hai già e avrai sempre più centinaia di milioni di occhi a scrutare i tuoi respiri, a volte affannati, pronti a emettere sentenze. Bravo, hai già dimostrato di essere un Campione.