Roma extralarge
“Quando il Milan era in difficoltà ha fatto entrare Tonali e Bakayoko, io ho Darboe e Villar“, Era il 31 ottobre dello scorso anno quando Mourinho, a margine dei match perso con i rossoneri 2-1 all’Olimpico, si lasciò andare a questa amara constatazione, scrive Stefano Carina su Il Messaggero.
All’epoca c’è chi la prese come una giustificazione – per mascherare il momento dei ko ravvicinati con Lazio, Juve e Bodo. Nove mesi dopo si è resi conto che era la semplice verità. Lo hanno capito i media, i tifosi più scettici ma lo he compreso soprattutto la proprietà.
La nuova Roma che sta nascendo si sposa con il nuovo calcio, quello delle cinque sostituzioni che l’Ifab ha confermato lo scorso giugno. Parlare ormai di una formazione titolare e di quella delle riserve, rischia di diventare anacronistico. E in effetti ha poco senso quando in una partita un allenatore può modificare radicalmente l’undici di partenza, inserendo cinque calciatori di movimento.
Se questo aumenterà il divario tra le grandi squadre e le medio-piccole, soprattutto in questa stagione dove prima della lunga sosia per il mondiale in Qatar si riocherà praticamente ogni tre giorni, la certezza è che la Roma si farà trovare pronta. Bisogna ancora aspettare la definizione delle trattative di Wijnaldum e Belotti ma al di la dei tira e molla che vedono l’olandese non voler rinunciare ad un bonus di un milione e l’ex granata attendere la partenza ai Shomurodov. la Roma che sta nascendo è extralarge.
Nei numeri, nelle soluzioni, nella qualità e nelle possibilità di cambiare modulo in corsa. Forse, soltanto il reparto dei centrali difensivi, se la stella polare tattica resterà la difesa a tre, meriterebbe un innesto (nome in pole è Bailly dello United). Kumbulla potrebbe non bastare, sia perché Vina da centrale con il Nizza ha palesato come nel ruolo faccia molta fatica, sia perché Tripi (o Bove) utilizzato in ritiro, non può non essere una soluzione di assoluta emergenza. Per il resto, però, ce soltanto l’imbarazzo della scelta.